Il vecchio fortino sconosciuto ai libri di storia: «Qui la battaglia più sanguinosa dopo Caporetto»

Venerdì 17 Novembre 2017 di Paola Treppo
Il fortino di Sedegliano
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SEDEGLIANO (Udine) - «Lo vede questo? È un fortino che non si trova nei libri di storia di scuola. E che quasi nessuno sa che esista. Eppure qui, in questa zona del Friuli, è stata combattuta una delle più grandi battaglie dopo quella che è stata la disfatta di Caporetto. Era la battaglia dei generali». A raccontare la storia del forte di pianura di Sedegliano, che è veramente difficile da trovare, è un appassionato di storia locale, Valerio Zoratto, 65 anni, di San Lorenzo di Sedegliano. È lui che ci accompagna alla scoperta di quest’opera, in una delle poche giornate in cui è aperta e si può visitare, grazie a una inziativa culturale promossa dal Pic di Codroipo. 
 

 


Da pochi anni il fortino di Sedegliano è di proprietà del Comune che sta cercando di utilizzarlo per eventi, incontri, concerti. «Vede, è in buone condizioni anche perché qui, fino al 1966, era tutto dei militari, dell’Esercito. Qui, fino a non molto tempo fa, i militari americani venivano non tanto a esercitarsi ma ad ascoltare le comunicazioni segrete. Era un nascosto punto di ascolto: si intercettava durante la Guerra Fredda. Per quello, insieme alle parti in cemento, agli infissi in ferro, si vedono montati sugli ingressi gli infissi in alluminio. E si vedono posate reti elettriche che corrono in tubature di plastica».

«I militari se ne andarono che eravamo bambini»
«I militari se ne andarono che noi eravamo bambini. Ricordo quei tempi: portavano via tutto e davano a noi ragazzini quelle scorte di alimentari che a loro non servivano più: cioccolata, zucchero, biscotti. Da allora ricordo questo forte. Un forte dimenticato. La cui storia, forse è stata lasciata cadere nell’oblio volontariamente. Tutti raccontano del Pieve, dopo la rotta di Caporetto. E si ricorda la Battaglia di Pozzuolo, di Mortegliano. Ma qui, di battaglie, di momenti di resistenza, ce ne furono tantissimi. Il mio insegnante, a scuola, quando ero alle elementari, ci raccontava delle strade di Codroipo che si erano trasformate in fiumi di sangue, tanti erano stati i morti».

Allo sbando e la fame nera 
«Gli eserciti, di ambo i fronti, in parte lasciati allo sbando, avevano trovato il Tagliamento in piena, dopo Caporetto, durante la fuga verso il Piave. Non si poteva attraversare, pena la morte per annegamento, trascinati via dalla furia delle acque. Erano soldati pieno di fame, allo stremo. Una fame nera. I vecchi ci raccontano che i militari, sfiniti, entravano negli orti, mangiavano verze crude. Mangiavano maiali o mucche senza averle cotte bene. Diversi morirono così, per aver mangiato tanto, male, troppo, con gli occhi fuori dalle orbite. Si diceva che erano “scoppiati”. Il piccolo forte di Sedegliano fa parte di questa storia. Che non va dimenticata».

Una batteria di barbetta del 1912
Si tratta di una batteria di barbetta, lunga 98 metri, con direttrice rivolta a Mereto di Tomba. Era armata con quattro cannoni da 149 A su affusti a piedistallo, installazione Armstrong. La linea di fuoco della batteria era di 4 metri sul suolo esterno e l’inclinazione del parapetto in controscarpa permetteva il tiro alla distanza minima di 500 metri. In ogni gruppo di riservette c’erano un munizionamento per 500 colpi e c’era anche un locale adibito a deposito di materiali e, in caso di guerra, a ricovero di una parte dei cannonieri. Inizialmente, per l’illuminazione, c’erano lampade a olio dotate di riflettore.
L’acqua potabile era attinta da pozzi realizzati apposta per il forte che risale al 1912.

Ultimo aggiornamento: 19 Novembre, 08:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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