PORDENONE - Ad accogliere turisti e fedeli non è certamente quello che ci si aspetterebbe all'ingresso della Santissima, una delle chiese simbolo di Pordenone, le cui radici affondano nel XVI secolo: un tavolino di plastica bianca, di quelli che solitamente si vedono nei cortili delle case o nei giardini, coperto da una orrenda tovaglia plastificata a pois arancioni, marroni e neri con delle righe argentate fluorescenti. Appoggiato alla fila di banchi, regala un triste benvenuto che sa di incuria e mancanza di rispetto, vista la sacralità del luogo. Basta spostare lo sguardo di qualche metro e si nota - come non farlo - un rotolo di carta scottex appoggiato in bella vista su un tavolino antico incassato in una sorta di nicchia. Poco più in là, accanto all'absidiola dedicata alla Madonna, ecco comparire una bottiglia di acqua minerale mezza piena, due sedie degli anni Settanta sopra le quale sono stati messi un contenitore di plastica verde pisello e arancione e un altro bianco e azzurro. E come benvenuto ai visitatori non è certo dei migliori. Lo sguardo si toglie via quelle brutture alzando semplicemente la visuale e godendosi il meraviglioso spettacolo del ciclo di affreschi opera di Giovanni Maria Zaffoni, detto il Calderari, pittore della scuola del Pordenone. Colori e forme che incantano ancora dopo tanti secoli...
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