PADOVA - E' forse la vastità della cucina regionale italiana, o l'aspettativa di un menù proposto con il “cuore italiano”: nel nordest al top del turismo, con 4 città su 5 ai vertici delle presenze in Italia, il menu a prezzo fisso esposto nelle aree monumentali di tutto il mondo non brilla nella ristorazione diffusa che caratterizza il Veneto.
Una conferma viene dal test appena svolto nei ristoranti della provincia di Padova da Appe, Associazione Provinciale Pubblici Esercizi Padova, reso noto in occasione del vertice regionale Confcommercio Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) svoltosi al Salone della ricettività For Horeca in corso al Pala Venezia Expo.
Secondo il report, che raccoglie periodicamente indicazioni tra i 1.000 ristoratori della Provincia, il menù a prezzo fisso è fermo, o addirittura in calo, per il 78% degli intervistati. Nel report l'82% segnala una ulteriore crescita di attenzione per il “menu vegetariano”, e vegano (63%). Ma l'elemento più forte si chiama "allergia e intolleranza alimentare", in crescita per l'85% degli intervistati.
Tra le curiosità, il calo del caffè a fine pasto, indicato dal 44% dei ristoratori, anche a casa sempre più sostituito da tisane e decotti digestivi. Il 30% infine segnala la crescita della family bag, in linea con una più cosciente cultura anti spreco.
Secondo il direttore dell'Appe di Padova, Filippo Segato: “La qualità alimentare a tavola era una scelta: oggi, anche per la crescita di queste sensibilità, è una necessità. Per fortuna il prestigio agroalimentare del nostro Paese impone da tempo una eccellente formazione degli operatori, ed è profondamente radicata nella cultura veneta dell'Ospitalità”.
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