La moda della prossima primavera-estate 2018 sarà la conferma di una serie di ispirazioni esotiche, indirizzi di costume soprattutto voli all’interno di culture diverse: sintesi di una globalizzazione che nella moda si è espressa con segnali etnici non più solo accennati ma con la proposta di abiti che in realtà sono quasi la riproduzione di mode lontane. Saccheggiata ormai la cultura araba con l’uso dei caftani che è diventato una moda “di casa nostra” , sostenuta da personaggi dall’eleganza indiscussa (ricordiamo tra molte l’indimenticabile Marta Marzotto che – con l’apporto sartoriale della stilista etnica per eccellenza, Giuliana Cella - ne aveva fatto l’unico trend accettato per il suo elegantissimo prezioso guardaroba) , la fantasia degli stilisti si è “appoggiata” a proposte messicane , vedi una “Frida Kahlo” firmata da Les Copains, le geishe-rock di Byblos , il Messico di Alberta Ferretti, l’Africa nera di Missoni, boho-chic per Cavalli, il gipsy-mood di Etro o il folk orientale di Stella Jean. Dall’Oriente infatti arrivano oggi i messaggi più significativi, con la suggestione di costumi che restano attualissimi e indossasti quotidianamente (non solo considerati “costume nazionale”) in paesi dove la tradizione si impone al di sopra di ogni moda e tendenza occidentale.
La più redente suggestione della moda è il costume vietnamita: quel particolarissimo abito (l’ Ao-Dai) che accompagna la silhouette femminile senza sottolinearla, anzi, lasciandola intuire libera di muoversi nel tradizionale costume fatto di pantaloni larghi, lunghi, e una tunica sbieca e aderente che si sovrappone aprendosi in due spacchi che vanno del punto vita fino a terra. Un modo per rendere agevole ogni movimento e allo stesso tempo un dettaglio di estrema femminilità. In tessuti coloratissimi, con contrasti di toni che evocano assemblaggi d’arte , l’Ao Dai rispetta varie lunghezze secondo la tradizione del territorio. La tunica, decorata con ricami che presentano draghi e figure sognanti è lunga fino alla caviglia nella zona nord di Hanoi; si ferma al ginocchio nel Vietnam del Sud (Hue) mentre nel centro del Paese (Saigon) si arresta al polpaccio in una lunghezza midi che rende questo costume un abito metropolitano bellissimo e a suo modo moderno. Bianco o in colori pastellati per le giovani, viene realizzato in tinte forti per le donne sposate.
All’inizio di quest’autunno, a Venezia, nello spazio interessante di Forte Marghera, si è svolta la presentazione di una sfilata di Ao-Dai realizzati dalla Maison di moda vietnamita Lam Huong, come proposta tra le più interessanti di costume e di moda organizzata dall’Associazione Italia-Vietnam nelle giornate della cultura vietnamita a Venezia nelle cui espressioni figurava l’interessante conversazione sulla “Festa del leone, del Drago e della Fata”, svolta da Don Natalino Bonazza con il prof. Tran Thanh Quyet, moderati da Vittorio Pierobon.
In Vietnam , il drago, chiamato Con Rong (o più letteralmente Con Long), dotato di poteri sovrannaturali come l’immortalità, è il simbolo ufficiale del Paese. Scolpito, dipinto, ricamato, stampato su tessuti e paramenti è garanzia di giustizia, nobiltà, potere. Nel quotidiano vissuto è la metafora della figura maschile nel ruolo di padre, marito, il protettore della famiglia, mentre la donna viene simboleggiata con l’immagine di una fenice. Una fenice dai colori violenti disegnata su un Ao Dai accanto a un drago è sinonimo augurale per una coppia felice.
Ultimo aggiornamento: 01:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi