Morto per lil sangue infetto, battaglia di mezzo secolo per avere ragione

Mercoledì 18 Ottobre 2017 di Olivia Bonetti
Morto per lil sangue infetto, battaglia di mezzo secolo per avere ragione
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PIEVE DI CADORE - Carabiniere morto per la trasfusione di sangue infetto ricevuta all'ospedale di Pieve di Cadore: la famiglia chiede i danni al ministero della Salute per un milione di euro. La battaglia per vedere risarcito quanto patito era iniziata quando la vittima era in vita: l'uomo ha ottenuto una pensione e un risarcimento di quasi 400mila euro. Ma è morto prima di riceverli. Era il maggio 1972, quasi mezzo secolo fa, quando un carabiniere di Latina, allora 28enne, in servizio in Cadore, a seguito di un infortunio ebbe la necessità di una trasfusione. Venne ricoverato all'ospedale di Pieve di Cadore e tutto sembrò andare per il meglio. Nel 1996 la scoperta del virus: l'infezione ha determinato un'epatite cronica.

Poi, a seguito del maxi-scandalo del sangue infetto, il carabiniere si ricorda della trasfusione in Cadore e collega le due cose. Nel 2002 la certezza: l'infezione epatica dal Hcv, ovvero l'epatite C, è «di natura postrasfusionale». Comincia allora la battaglia legale. Il carabiniere  è mancato l'8 giugno  2016, a 72 anni. 

 
Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 12:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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