Luciana Boccardi
MODI E MODA di
Luciana Boccardi

In diretta da Murano la magia della
"Murrha" P/E 2018 di Malìparmi

Giovedì 12 Ottobre 2017 di Luciana Boccardi
Entrare nella storia della murrina,  quel vetro policromo che parla il linguaggio dei colori in una sorta di mosaico imprevedibile, è come cominciare un poliziesco nel quale ogni piccolo dettaglio sembra portare alla soluzione per poi farti tornare sui tuoi passi per cercare altre vie , altre spiegazioni. Dove nasce, come nasce la murrina?  Tra storia e leggende , anzi  insieme  entrambe perché  ormai difficilmente dipanabili l’una dall’altra, dobbiamo forzatamente ricorrere ai cenni che Plinio ci ha lasciato raccontando come  le “murrine” , un vetro-mosaico policromo  - apparso per la prima volta nelle lavorazioni che i Fenici praticavano vicino alla costa sfruttando il materiale sabbioso necessario -     giunte a Roma nel 61 a.C.  con i tesori di Mitridate portati  a da Pompeo, fossero consacrate a Giove Capitolino. Ma è tutto vago, tutto può essere e tutto no: intorno alle murrine regna obbligo di leggenda. Di certo si sa solo che nell’antica Roma il vetro murrina (la muhrra, considerata preziosa come una gemma ) veniva usato come elemento decorativo per dare lusso alle mense:  di murrina erano  i recipienti riservati alle bevande calde, di quarzo quelli  considerati più idonei per le bevande fresche.
Tra storia e leggenda  la murrina (originariamente murrha)  è entrata  oggi nella moda con la prepotenza della tradizione per affascinare soprattutto chi avverte toccando questo vetro policromo  la presenza di tanta storia affidata  ai suoi colori. “Malìparmi” ,  griffe di modo oltre che di moda,  fin dall’inizio  della sua fondazione, a Padova,  ha cavalcato il karma dell’India dei racconti misteriosi , del lusso come ricerca di perfezione, traducendo i  costumi esotici più singolari   in forme di abbigliamento più che attuali e di immenso fascino. In occasione della celebrazione dei suoi  cinquant’anni di storia  dedica alla murrina un’attenzione  particolare con  una capsule  di abiti e accessori  caratterizzati da stampe  o applicazioni di murrine. Nel quattrocentesco chiostro di Cappuccio, a Milano, durante la Fashion Week per la primavera-estate 2018,  “Malìparmi”  ha presentato la collezione “Murrha”: messaggi in vetro presenti sui  nuovi infradito-gioiello, su suntuose pantoufles da sera, abiti , stole, sciarpe: un inno alla murrina che al suo nascere era stato anticipato nell’isola di Murano,  presso la fornace di Davide Salvadore .
Annalisa Paresi, oggi alla guida della griffe ,  ha conservato  il rispetto per motivi e soluzioni suggeriti da tradizioni etniche di particolare suggestione.  Nata quasi per caso, 50 ani fa ,dall’emozione che  la madre di Annalisa,  Marol,   riportò da un viaggio in India che le segnò positivamente la vita, “ Malìparmi”  elegge  icona per questo  anniversario  la borsa “Murrha”,   chiusa da tre grandi murrine  e con una tracolla policroma  che esprime da sola  il messaggio  interetnico di questa griffe riconoscibile tra tutte. 
Che le murrine siano un  omaggio alla bellezza,  alla quale il vetro regala esempi  infiniti , spiega il fascino che hanno esercitato  da sempre, fin da quando Venezia  , a partire dal  XIII secolo,   acquisì  un primato mondiale nella produzione di vetro e quindi anche di murrina. Trasferita a Murano – com’era nelle volontà della Repubblica di Venezia  (che voleva le industrie, in particolare quelle che potevano produrre scarti inquinanti ,  ubicate nelle isole, ovvero lontano da Venezia che doveva non offrire aree a produzioni commerciali), l’arte vetraria divenne una delle glorie dell’artigianato artistico della Serenissima. E la murrina?  Dopo momenti  alterni di  gloria alternati a secoli di  pausa  produttiva, la creazione di murrine riprende nell’Ottocento con la riscoperta del loro segreto ad opera di  Vincenzo  Moretti  sollecitato dalla richiesta pressante di tanti antiquari  per la riparazione di antichi vasi “murrini”.  Da allora i maestri vetrai si sono  tuffati in questo settore ritrovato eseguendo  produzioni suggerite dalla moda del tempo che voleva ritratti i personaggi dell’epoca:  Papa Leone XIII°, Vittorio Emanuele II°, Francesco Giuseppe, Garibaldi,  via via fino al 1926 quando la cancellazione  del Comune di Murano, annesso di prepotenza a quello di Venezia, così come accadde per Mestre e dintorni , rappresentò per i Muranesi una perdita di identità, sfociata nella produzione infinita di murrine raffiguranti   in pose diverse il galletto, fino a quel momento simbolo del Comune di Murano . Una stilista veneziana del vetro, Giusy Moretti,  discendente  indiretta dei Moretti di Murano, da alcuni ritagli rari di antica murrina ha realizzato  gioielli di bellezza rara e di realismo storico  presenti anche al Metropolitan di New York  e in vari musei del mondo. Ultimo aggiornamento: 00:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA