Referendum sull'autonomia, i sì e i nì di deputati e senatori

Venerdì 6 Ottobre 2017 di Angela Pederiva e Alda Vanzan
Referendum sull'autonomia, i sì e i nì di deputati e senatori
5

I (pochissimi) parlamentari veneti leghisti sono compatti. I tosiani pure. Gli azzurri anche. Domenica 22 ottobre andranno tutti a votare al referendum sull'autonomia del Veneto e voteranno sì. Un fronte compatto che non si ritrova a sinistra. Non nel Pd e neanche tra i bersaniani di Art.1 Mdp. Per non dire dei 5 stelle che di granitico paiono avere l'indecisione. Perfino di rispondere.

SCARICA IL PDF (CLICCA QUI)


LE RISPOSTE
Con un'unica eccezione, tutti i parlamentari veneti nelle giornate di martedì 3 e mercoledì 4 ottobre hanno risposto al Gazzettino (tabella a pagina 3). Dall'elenco dei 75 parlamentari sono stati tolti i 6 (Catia Polidori, Giuseppe Stefano Quintarelli, Mario Catania, Valentino Valentini, Oreste Pastorelli, Giulio Marcon) che, benché eletti qui, risiedono altrove. I 69 scendono a 67 perché c'è chi ha cambiato residenza: il sottosegretario del Pd Pier Paolo Baretta abita a Roma («Mi viene da invitare a non andare a votare, Zaia ha fatto diventare il referendum un tema di parte») e l'ex ministro Maurizio Sacconi di Ap («Ma avrei votato sì»). Il dato complessivo: 48 voteranno sì, 11 si asterranno, 8 devono ancora decidere/non rispondono.

DIVISIONI DEM
Il panorama più eterogeneo in casa Pd, anche se la maggior parte voterà sì. Come la convintissima autonomista Simonetta Rubinato, che non risparmia una stoccata al sottosegretario Gianclaudio Bressa: «Più parlano quelli che abitano in regioni a statuto speciale e più la gente andrà a votare». O come la renzianissima Alessia Rotta: «Capisco, ma non condivido, chi invita all'astensione dicendo che è un voto inutile, in realtà anche l'accelerazione dell'Emilia Romagna è conseguenza del referendum veneto, quindi un significato politico ce l'ha». Tra i dem un nutrito gruppo di astensionisti. Come Alessandro Naccarato (autore dell'esposto alla Corte dei conti assieme a Graziano Azzalin sulle spese per la comunicazione), la giovane Vanessa Camani («Referendum pericoloso, sta passando l'idea che inizierà un percorso che porterà all'indipendenza o alla secessione»), la senatrice Laura Puppato e pure l'orlandiano Andrea Martella: «Un referendum inutile che non cambierà nulla». Ci sono gli indecisi e chi sta cambiando idea. Come Diego Crivellari: «Ero partito con l'idea di votare un sì critico, ma per come Zaia sta gestendo l'iniziativa rischia di essere il referendum della Lega». E poi i distinguo di Roger De Menech: «Un sì convinto per l'autonomia di Belluno, un sì banale per il Veneto».

LA MOSCA BIANCA
Tutti i bersaniani per l'astensione? Non proprio. Controcorrente il senatore Felice Casson: «Vado a votare perché è un dovere primario dei cittadini e perché la linea Ruini-Andreotti, cioè l'invito ad astenersi, non mi è mai piaciuta. Se voterò sì? Sono sempre stato a favore dell'autonomia».

I COMPATTI
Compatti gli azzurri capitanati da Renato Brunetta che ha lanciato il gazebo virtuale con tutte le motivazioni del sì e che pensa si supererà il 60% di affluenza: «Sarebbe un risultato straordinario per un referendum consultivo». Compatti i leghisti, il cui unico rammarico è non poter utilizzare i soldi del partito per fare propaganda: «Il sequestro dei conti correnti da parte della magistratura genovese - dice Paolo Tosato - ci ha bloccato». Voteranno sì i tosiani, con Patrizia Bisinella che puntualizza: «Sono perplessa sulla spesa di 14 milioni, si sarebbe potuto avviare subito il negoziato. Può essere comunque utile arrivare a Roma con la forza della volontà popolare». Tra i centristi la voce critica di Enrico Zanetti (Sc): «È uno spreco di denaro pubblico, ma visto che ce lo fanno sprecare andiamo a votare». Controcorrente, rispetto alla sua segretaria Giorgia Meloni, il senatore di Fdi Stefano Bertacco: «Voterò sì».

TORMENTI A 5 STELLE
Nel M5s le voci più critiche sono quelle di Silvia Benedetti («Perché quand'era al Governo la Lega non ha fatto niente? Non si prendono in giro i cittadini per i propri tornaconti») e Arianna Spessotto che ricorda Indro Montanelli: «Bastava un accordo con il Governo senza spendere 14 milioni, voterò sì ma tappandomi il naso».

Ma c'è anche chi non risponde e chi risponde a metà. Come Emanuele Cozzolino: «Voto, ma non vi dico cosa».

Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 17:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci