Corea, una partita a scacchi che va oltre la testa di Kim

Venerdì 8 Settembre 2017
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Caro Direttore,
mi sembra che i potenti della terra prendano sottogamba le minacce di quel pazzo scatenato di Kim Jong-un. Anche un bambino vede che quella persona non è a posto con il cervello perché anche morfologicamente non dà affidamento.
Ovvio che tutto il mondo auspica che non metta in moto le sue minacce, ma da un tipo del genere non ci si può assolutamente fidare. Se mi fosse data l'opportunità di intervistare un campione del popolo nordcoreano, sono certa che gran parte dei contattati disapprovano i tiri di quell'indiavolato. Ovvero, egregio Direttore, dietro a tutta questa commedia c'è una strategia che noi comuni mortali non riusciamo a capire?

Sandra Sartore
Padova


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Cara lettrice,
è davvero difficile individuare una strategia nelle mosse scellerate di Kim Jong-un. Il dittatore nordcoreano sembra piuttosto affetto da una insostenibile sindrome di onnipotenza che lo porta a sfidare il mondo intero.
Ma Kim, nel suo forsennato e inquietante attivismo, sa di poter contare non solo su un discreto arsenale atomico, ma anche sull'interessata neutralità di alcune grandi potenze, come Cina e Russia, che ufficialmente non ne condividono le mosse, ma si oppongono con decisione ad azioni di forza nei confronti del regime sudcoreano.
Come spesso succede in politica estera, stiamo assistendo a una delicata partita a scacchi dove in palio non c'è la testa di Kim Jong-un, ma l'influenza in un'area del Far east strategicamente importante.
Speriamo solo che questa partita non venga interrotta da una bomba scagliata dal dittatore nordcoreano contro uno dei suoi molti nemici. Perché a quel punto si aprirebbero scenari difficili da immaginare, ma comunque devastanti.
Ultimo aggiornamento: 15:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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