Ong, il commissario Ue Avramopoulos: «Sì alla Polizia giudiziaria a bordo per fornire maggiore sicurezza»

Domenica 13 Agosto 2017 di Teodoro Andreadis Synghellakis e Fabio Veronica Forcella
Ong, il commissario Ue Avramopoulos: «Sì alla Polizia giudiziaria a bordo per fornire maggiore sicurezza»

Tra i primi a schierarsi al fianco del Ministro Minniti sul nuovo codice per le ong, Dimitris Avramopoulos, Commissario europeo per i migranti, sottolinea che «c’è bisogno di regole chiare per non facilitare la vita ai trafficanti». In questa intervista a Il Messaggero, rinnova il sostegno della Commissione all’Italia, mentre avverte i paesi che ostacolano le relocation: «Se non cambiano atteggiamento, andremo avanti».

Commissario, lei è stato tra i primi a schierarsi a fianco del governo italiano, chiedendo a tutte le ong di firmare il codice di condotta voluto dal Ministro Minniti. Erano necessarie nuove regole?
«Sì, abbiamo bisogno di un forte coordinamento e di regole chiare per evitare che le nostre azioni possano anche solo involontariamente, facilitare la vita alle organizzazioni criminali dei trafficanti. La maggioranza delle ong sostiene i nostri sforzi per salvare vite in mare. In questi giorni, anche altre organizzazioni non governative stanno firmando il codice di condotta. E questo è molto positivo». 

Rimane però il caso di Medici senza frontiere che non vuole uomini armati sulle proprie navi, per rimanere soggetto neutrale in aree di crisi. Cosa ne pensa?
«Noi rispettiamo la neutralità delle ong che operano nelle attività di ricerca e salvataggio di vite umane. Tuttavia, la presenza di funzionari di polizia giudiziaria dovrebbe fornire una sicurezza ulteriore proprio alle persone tratte in salvo, come anche agli equipaggi. Ed è altrettanto importante contrastare i trafficanti che mettono a rischio le vite dei migranti e sostenere le autorità italiane nelle indagini».

Malgrado le polemiche suscitate in Libia, crede che la missione italiana che prevede l’invio di navi militari a sostegno della guardia costiera libica, sia un’iniziativa efficace? 
«Per affrontare la crisi dei migranti sulla rotta del Mediterraneo centrale, abbiamo bisogno di una determinazione politica, di una forte cooperazione diplomatica, senza nessuna pietà per i trafficanti. E, negli ultimi mesi abbiamo lavorato a stretto contatto con il governo italiano per trovare la soluzione migliore e aiutare la Libia a gestire i flussi migratori proteggendo i migranti. L’Italia finora è stata all’avanguardia in Europa nel salvare vite umane e accogliere i migranti. Per questo merita il sostegno e la solidarietà di tutta l’Unione europea. Non vorrei dover esortare continuamente il resto dell’Europa a mostrare sostegno e solidarietà». 

Forse, purtroppo, dovrà continuare a farlo. Dai paesi del Gruppo Visègrad non arrivano segnali positivi e in Italia crescono le forze politiche che minacciano di non approvare il Bilancio Ue, se tutti i paesi non daranno immediatamente seguito alle relocation…
«Mi dispiace che alcuni paesi non capiscano o non vogliano capire che tutti gli Stati membri devono assumersi le loro responsabilità e mostrare solidarietà nell’affrontare sfide comuni, come quella dei migranti. Non si può ignorare ciò che è stato deciso insieme. Per questo abbiamo avviato una procedura di infrazione contro la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca. Spero davvero che riconsiderino la loro posizione, altrimenti, siamo decisi ad andare avanti. Sul bilancio le regole e le dotazioni per l’attuale quadro finanziario sono già fissate. Per quanto riguarda il futuro, dopo il 2020, ci sono discussioni tra gli Stati membri sul fatto che gli elementi di complementarietà possano essere rafforzati. Ogni  contributo a queste discussioni è  ben accetto».

Anche a causa della vicenda della nave Golfo Azzurro, gli italiani si domandano: come mai Malta non viene considerata paese di primo approdo? 
«Incoraggiamo tutti gli Stati membri a prendere parte agli sforzi congiunti per salvare vite e aiutare i migranti. Tutti dovrebbero contribuire, nello spirito della solidarietà europea, alle sfide che l’Unione deve affrontare per quanto riguarda il fenomeno migratorio». 

A Ventimiglia però, ci sono numerose segnalazioni di respingimenti dalla Francia verso l’Italia, anche di minori. È consentito? 
«La Francia sta effettuando controlli in tutte le sue frontiere interne, compreso il confine con l’Italia e può rifiutare l’ingresso a cittadini extracomunitari, qualora non soddisfino i requisiti previsti, anche se si tratta di minori. I bambini e i minori, naturalmente, sono un gruppo particolarmente vulnerabile e per questo ci sono norme specifiche per i controlli sui minori. Ma se mancano questi requisiti, la Francia ha il diritto di rifiutare l’ingresso. Come avviene per tutti gli Stati membri che effettuano controlli temporanei alle frontiere, li stiamo monitorando attentamente, perché devono essere  fatti  in modo adeguato».

La via maestra in Libia rimane comunque un accordo simile a quello siglato tra Ue-Turchia o si tratta di un’ipotesi superata?
«La situazione politica, amministrativa e legale, in Libia, non può essere paragonata a quella esistente in Turchia. Inoltre, i flussi migratori che attraversano i due paesi non sono gli stessi. La relazione dell’UE con la Libia deve prendere in considerazione tutti questi aspetti. In questo paese dobbiamo sostenere, con ogni mezzo, una soluzione politica complessiva e aiutarlo a gestire i flussi migratori».

Sta certamente seguendo quello che sta accadendo nell’enclave spagnola di Ceuta e a Cadice. Visti gli ultimi dati che parlano di arrivi in Spagna ormai quadruplicati, si sta aprendo una nuova “emergenza”?
«Il numero di attraversamenti irregolari nel Mediterraneo occidentale quest’anno è aumentato.

Allo stesso tempo, però, mi sembra esagerato parlare di una nuova emergenza. Questa rotta è stata utilizzata a lungo da molti migranti e l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, negli ultimi anni, ha fornito sostegno alle autorità spagnole. Al momento ci sono 220 ufficiali, navi e aerei, per contribuire alla sorveglianza delle frontiere, alle operazioni di ricerca, al salvataggio e alla lotta contro la criminalità organizzata. Se sarà necessario, ovviamente, siamo pronti a rafforzare il nostro impegno».

Ultimo aggiornamento: 14:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA