A Nordest la mafia c'è, ma veste in doppiopetto

Sabato 12 Agosto 2017 di Giuseppe Pietrobelli
A Nordest la mafia c'è, ma veste in doppiopetto
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Non aspettatevi i mafiosi con la coppola e la lupara. E nemmeno i calabresi pronti a sequestrare facoltosi imprenditori. O camorristi che controllano il traffico della droga nei territori metropolitani della Campania. A Nordest le cosche ci vanno soprattutto per ripulire il denaro, per cercare coperture pulite, per trasformare i proventi dell'illecito in attività insospettabili. La Direzione investigativa Antimafia ha depositato in Parlamento alcuni giorni fa la relazione del secondo semestre 2016 sulla grande criminalità organizzata. I dati, incrociati con la precedente relazione del primo semestre, costituiscono la fotografia più aggiornata di un fenomeno che allunga i suoi tentacoli nelle ricche regioni del Veneto e del Friuli.

ECONOMIA - La mafia in Veneto non c'è, almeno come siamo abituati a conoscerla in Sicilia. E nel secondo semestre del 2016 non sono emersi fenomeni particolari neppure in Friuli. Eppure, nella relazione precedente un riferimento ad entrambe le regioni era presente. Nel Veneto si sarebbero registrate presenze di soggetti legati a Cosa Nostra, che tenderebbero innanzitutto a radicarsi economicamente sul territorio con una presenza stabile, ma non tale da assumere le connotazioni tipiche della regione di provenienza. Lo scopo principale di tali sodalizi va individuato nel riciclaggio e nel reinvestimento di capitali illeciti, anche attraverso l'acquisizione di attività commerciali ed imprenditoriali, sfruttando, se del caso, l'opera di gruppi delinquenziali locali. Non è tutto: A ciò si aggiunga la forte disponibilità di liquidità, che spinge l'organizzazione a sostituirsi al sistema del credito legale e a praticare l'usura. 

In Friuli durante il 2016 sono stati sequestrati o confiscati beni a due imprenditori edili, a Udine e Pordenone, risultati in collegamento con Cosa Nostra palermitana.
 
NDRINE IN VENETO - In Veneto esiste una presenza per quanto non radicata, di soggetti collegati alle cosche reggine e catanzaresi. E nel secondo semestre sono state rilevate qualificate presenze di soggetti ndranghetisti su Padova, nell'ovest veronese e nel Basso Vicentino, riconducibili ad aggregati criminali di Delianuova, Filadelfia, Africo Nuovo e Cutro. Il loro obiettivo? Il territorio sarebbe stato utilizzato per riciclare i proventi derivanti principalmente dal traffico di stupefacenti, nei trasporti e nell'edilizia. La loro esigenza è quella di poter emergere dall'area grigia della contiguità illecita, per non subire limitazioni o controlli. La conseguenza è che diversi soggetti economici sono stati colpiti da provvedimenti interdittivi ed inibiti ad avere rapporti contrattuali con le Pubbliche Amministrazioni.

ALBERGHI IN FRIULI - Pur non essendo stata registrata una colonizzazione strutturata, non sono mancati segnali di presenza di elementi organici alle ndrine, con interessi che spaziano dal settore edile, estrattivo e del trasporto in conto terzi, fino all'industria meccanica. Ma l'allarme viene dal comparto turistico-alberghiero, in provincia di Udine, dove sono stati segnalati interessi della cosca reggina Piromalli. Alcuni ndranghetisti, emersi nel tempo in attività investigative, erano già stati coinvolti nelle faide tra clan rivali per l'egemonia nei territori d'influenza e per questo si sono rifugiati nel Nordest per sottrarsi ad eventuali ritorsioni. Non a caso il procuratore capo di Trieste, Carlo Mastelloni, ha emanato delle linee guida per analizzare e interpretare i fenomeni riferibili alla criminalità organizzata. E, negli anni, è stata segnalata la presenza di soggetti collegati ad organizzazioni criminali di tipo camorristico a Trieste, Lignano Sabbiadoro e Monfalcone. Da richiamare, perché sintomatica dei collegamenti, ancorché indiretti, con contesti criminali campani, l'operazione conclusa nel novembre 2016 dei carabinieri, in collaborazione con la polizia criminale di Nova Gorica (Slovenia), che ha colpito tre cittadini cinesi, ritenuti responsabili di detenzione e spendita di monete false. Le banconote, sequestrate nelle case da gioco slovene provenivano dalla Campania, prodotte dal cosiddetto Napoli Group. Secondo la Dia, anche il tessuto economico del Friuli Venezia Giulia non può più considerarsi immune da tentativi di infiltrazione della camorra soprattutto sotto il profilo economico-finanziario.
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