Mose, gli enti presentano il conto: sono 6,5 i milioni dagli imputati

Giovedì 13 Luglio 2017 di Gianpaolo Bonzio
Mose, gli enti presentano il conto: sono 6,5 i milioni dagli imputati
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Una richiesta di risarcimento che si attesta su sei milioni e mezzo di euro. Ieri, nel processo sulla corruzione e sul finanziamento illecito collegati al sistema Mose, è stata la giornata delle parti civili, gli enti pubblici che sono stati danneggiati, soprattutto a livello di immagine, in merito all’inchiesta svolta dai pm Stefano Buccini e Stefano Ancilotto.
Il nuovo vertice del Consorzio Venezia Nuova, la Regione, la Città metropolitana è soprattutto la Città di Venezia hanno formulato le richieste di provvisionale legate ai danni provocati ai rispettivi enti dai comportamenti illeciti degli imputati. L’avvocato Paola Bosio, per il nuovo vertice del Consorzio, ha chiesto 430mila euro (100mila l’imprenditore Nicola Falconi, 100mila l’ex presidente del magistrato alle acque Maria Giovanna Piva, 100mila l’ex ministro Altero Matteoli, 100mila l’imprenditore Erasmo Cinque, 10mila l’ex presidente del consiglio regionale Amalia Sartori e 20mila l’ex sindaco Giorgio Orsoni in solido con Falconi). «L’asservimento del Magistrato alle acque al Consorzio è dimostrato - ha detto Paola Bosio - e va poi ricordato che la società Socostramo era stata imposta dal Ministro Matteoli per il disinquinamento di Porto Marghera». Sulla Piva, che avrebbe ricevuto il compenso aggiuntivo tra Mantovani e Consozio, l’avvocato ha ricordato anche le pressioni fatte sul ministero in merito al lavori di disinquinamento.
L’avvocato Dario Bolognesi, per la Regione, ha chiesto invece una provvisionale di 500mila euro ciascuno tra Falconi, Piva, l’architetto Danilo Turato, Matteoli e Cinque: «C’è un grande danno morale, materiale, e d’immagine nei confronti della Regione, visto poi che molti giornali internazionali hanno parlato a lungo di questo scandalo. Il peso di Mazzacurati è del tutto evidente, è lui che l’ideatore della sostituzione della Piva con Cuccioletta poi realizzata dal ministro Matteoli». 
Comune di Venezia e Città metropolitana hanno invece chiesto una provvisionale rispettivamente di due milioni e 300mila e di un milione e 200mila, in solido, nei confronti di Matteoli, Piva, Orsoni, Falconi e Cinque. L’avvocato Luigi Ravagnan, in un appassionato intervento, ha però precisato che le responsabilità sono diverse. «Venezia è stata offesa, i cinque miliardi del Mose non sono serviti solo per l’opera - ha detto Ravagnan, riferendosi al danno non patrimoniale calcolato in 9 euro a residente - L’ex ministro Matteoli ha di fatto consentito una ruberia complessiva di 100 milioni favorendo poi la ditta di Erasmo Cinque: non si era mai vista una cosa simile. Maria Giovanna Piva, invece, ha tradito il suo ruolo, ma un po’ tutti questi protagonisti avevano solo l’interesse a far soldi. Diverso il discorso dell’ex sindaco Orsoni (finanziamento illecito) che in più occasioni se ne è lavato le mani come Ponzio Pilato quando invece, poiché è docente di diritto amministrativo, doveva dire di no. Il professor Orsoni non poteva non sapere che dal Consorzio non si possono ricevere soldi. Si è saputo che su questi temi si era discusso proprio la sera di Natale vicino alla basilica. Lui non si è arricchito, ma se proprio era estraneo a certe accuse non doveva chiedere il patteggiamento».
Anche Giuseppe Chiaia, per la Città metropolitana, ha ribadito che la Socostramo di Erasmo Cinque, non solo non era del territorio, ma non aveva nemmeno le competenze per agire in laguna.
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Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 08:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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