Il Veneto sbarca in Crimea «Prima di tutto gli affari, le sanzioni finiranno»

Venerdì 21 Aprile 2017 di Alda Vanzan
Il Veneto sbarca in Crimea «Prima di tutto gli affari, le sanzioni finiranno»
YALTA (CRIMEA) - La terra promessa degli imprenditori veneti dove si può produrre senza essere schiacciati dalle tasse è una penisola di 26mila chilometri quadrati bagnata dal Mar Nero, una terra di prati e colline sferzata in queste ore da un vento che pare bora e che per il 2018 dovrebbe essere collegata con la Russia grazie a un ponte lungo 19 chilometri, così da rinunciare a quell'istmo che ancora la unisce alla matrigna Ucraina da cui si è staccata. È la Crimea la nuova frontiera delle aziende italiane. Perché qui c'è tutto da fare. Strade. Alberghi. Palazzi. E aziende. A partire dalle cantine. Non avranno mai un Amarone e nemmeno un Chianti dei nostri, ma chi è del settore giura che le potenzialità per produrre buoni vini da destinare al mercato russo ci sono. «Qui esistevano 13mila varietà di vitigni, la Crimea è la culla della vitis vinifera, noi siamo pronti a partire».
È così che, contravvenendo al credo del business secondo cui il tempo è denaro, una quarantina di imprenditori veneti e del Nord Italia al seguito di una delegazione di politici ha perso un'intera giornata per raggiungere l'aeroporto di Bologna, volare alla volta di Mosca, correre nell'area transiti per non perdere la coincidenza per Simferopoli e qui, finalmente sbarcati in terra di Crimea, essere accolti con tutti gli onori ai piedi della scaletta dell'aereo.
Un trattamento da visita di Stato. Ma in Crimea i veneti, gli italiani, gli occidentali manco dovrebbero esserci: per l'Europa questa è terra occupata militarmente dalla Russia che l'ha strappata all'Ucraina e quel referendum di tre anni fa che decretò il volere dei crimeani di stare con Putin è ritenuto farlocco. È per la crisi di Crimea che Ue e Stati Uniti hanno inflitto alla Russia le sanzioni e la Russia ha reagito con l'embargo, il cui combinato disposto ha causato al solo Veneto un crollo dell'export nel solo agroalimentare del 50 per cento. È perché ci sono le sanzioni che qui i telefonini delle compagnie europee non prendono, le carte di credito non funzionano e quindi tocca fare il giro del globo quando basterebbero tre ore di volo diretto per arrivare a Yalta, dove ieri è iniziato il 3° Forum internazionale economico: 1400 accreditati, di cui 130 imprenditori da 40 Paesi, con la delegazione italiana trattata con i guanti. A guidarla è Stefano Valdegamberi, consigliere regionale della Lista Zaia, capitato per caso un anno fa al Forum e diventato da quel momento il paladino della causa di Crimea, prima facendo approvare dall'assemblea legislativa veneta una risoluzione contro le sanzioni e a favore dell'autodeterminazione del popolo di Simferopoli, poi organizzando una visita in autunno che costò a lui e al presidente del consiglio veneto Roberto Ciambetti l'iscrizione nella black list dei nemici di Kiev. Stavolta, Valdegamberi (che a queste latitudini è very important: per dire, all'aeroporto di Mosca hanno aperto appositamente una porta per il controllo passaporti solo per la sua delegazione) è calato a Yalta non solo con Ciambetti ma anche con i consiglieri regionali Luciano Sandonà e Andrea Bassi, il senatore di Forza Italia Bartolomeo Amidei (con in tasca i saluti del presidente Berlusconi da porgere al popolo russo e di Crimea), il vicesindaco di Rovigo Ezio Conchi pronto a proporre un gemellaggio con la città che nel 1945 ospitò Churchill, Roosevelt e Stalin. E ancora il senatore Sergio Divina, il consigliere regionale della Toscana Manuel Vescovi, il vice governatore della Liguria Edoardo Rixi, tutti e tre della Lega e dalla parte della Crimea. Senza contare l'ex governatore altoatesino Luis Durnwalder e l'ex presidente della provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa. È così che nel programma ufficiale del Forum già nella prima mattinata è stata inserita la sessione Russia-Italia con il premier di Crimea Sergej Aksenov seduto in prima fila ad applaudire Valdegamberi mentre scandiva: «Essere qui è una sfida alla politica italiana ed europea. Con noi c'è un folto gruppo di imprenditori, gente che ha coraggio e crede che non ci sia futuro senza un rapporto stretto con la Russia». E Ciambetti a rincarare: «Le sanzioni sono sbagliate, è assurdo in un'economia globale escludere un attore come la Russia».
In platea, ad ascoltare, imprenditori dei più svariati settori, dal marmo all'agroalimentare, per nulla preoccupati di aver varcato illegalmente i confini dell'Ucraina, come sostiene Kiev, ma pronti a muoversi se la Crimea davvero offrirà delle opportunità. «Le sanzioni prima o poi finiranno, e noi saremo qui per primi». Ma a quali condizioni? Luigi Manganelli, presidente di Confimpresa Italia, 4000 aziende associate, storce il naso: «Più che il politichese avrei voluto ascoltare cose concrete per chi vuole operare qua». Ancora non lo sa, ma nella hall dell'albergo a forma di giglio progettato dal celebre architetto inglese Norman Foster e di proprietà del Cremlino, stanno iniziando gli incontri ristretti. I b2b tra imprenditori.
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Ultimo aggiornamento: 08:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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