Nel porto peschereccio tragedia sfiorata: «Così rischiamo la vita»

Giovedì 20 Aprile 2017 di Anna Nani
Il porto di Pila soffre da tempo per l'insabbiamento

PORTO TOLLE - La tragedia sfiorata martedì richiede soluzioni contro l'interramento del porto. «Oggi (ieri  per chi legge, ndr.) non abbiamo avuto nessun problema, proprio perché il mare era calmo, ma quando è mosso la situazione cambia drasticamente». Parla così Daniele Zamara, armatore e comandante di uno dei pescherecci di Pila, il giorno dopo la burrasca che per alcuni istanti aveva fatto temere il peggio. La sua imbarcazione di 22 metri rientrando martedì si è incagliata in una secca nella Bocca sud, il tallone di Achille del porto peschereccio più importante dell'Alto Adriatico.

«I dati delle batimetrie che abbiamo visionato una decina di giorni fa con i presidenti delle coop Pila e Pilamare (Giuliano Mazzucco e Giuliano Zanellato, ndr.) io ed il sindaco Claudio Bellan erano confortanti, mi rendo conto che le ultime mareggiate avranno scombussolato la realtà - commenta l'assessore alla pesca Valerio Gibin -. Governare un'imbarcazione in condizioni estreme deve essere complesso, per questo si sta ragionando in modo tale da poter prevenire l'insabbiamento della Bocca così da evitare il ricorso al Prefetto per la somma urgenza».

In quest'ultimo anno si sono ripetuti dei tavoli tecnici con i pescatori e gli enti interessati per cercare di trovare soluzioni: se da un lato il prolungamento dei moli risulterebbe troppo dispendioso e non risolutivo «è una progettazione di una decina di anni fa, più volte accantonata sia per il costo che si aggira di milioni di euro, ma soprattutto perché non assicura una risoluzione definitiva del problema, perché la natura del Po è di portare i detriti verso il mare e bisognerebbe comunque garantire la movimentazione della sabbia», dall'altro, proprio in quei tavoli sarebbe emerso un'alternativa proposta dal Consorzio di Bonifica «si tratterebbe di uno scavo del canale del doppio della sua larghezza attuale e conseguentemente più profondo spiega l'assessore -. Si parla di una cifra tra i 700-800mila euro che dovrebbe garantire un respiro più lungo, senza la necessità di continui interventi di somma urgenza. Inoltre, con quanto scavato si potrebbe ricostruire parte dello scanno».

Come piano B potrebbe essere affiancata dalla predisposizione di un protocollo autorizzativo di interventi che permetterebbe alle cooperative di ottenere le autorizzazioni allo scavo in termini urgenti per agire in autonomia qualora decidessero di acquistare o affittare una draga, mettendo così in atto un piano di manutenzioni ordinarie ed intervenire in tempi brevi in caso di straordinarietà.



 

Ultimo aggiornamento: 14:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci