Bambino Gesù, la caposala racconta i piccoli pazienti: «Nei loro occhi ho scoperto il coraggio»

Giovedì 31 Ottobre 2013 di Beatrice Picchi
Bambino Gesù, la caposala racconta i piccoli pazienti: «Nei loro occhi ho scoperto il coraggio»

I bambini sono pi forti di noi adulti, grandi e grossi cos bisognosi di rassicurazioni. Invece i piccoli hanno coraggio da vendere. Lo scopro ogni giorno nei loro occhi quando stanno per entrare in sala operatoria e ti guardano, sorridenti e disarmanti. Come Filippo, aveva otto anni, quel giorno doveva essere operato al cuore, un intervento lungo, interminabile. Prima di entrare mi disse: «dobbiamo finire il gioco, mi aspetti, vero?». Cristina e il bimbo hanno finito di costruire una barca e ora che Filippo torna in ospedale per i controlli annuali non c'è più tempo di giocare, ora si è fatto grande ma Cristina è sempre lì ad aspettare i piccoli che ha curato al Bambino Gesù. Da un anno e mezzo Cristina Calandrella è diventata la caposala nel suo reparto di Cardiologia, a 31 anni è la più giovane di tutto l'ospedale.

Il tempo di giocare. «Sono bambini speciali, attenti alla sofferenza degli altri, meravigliosi in ogni cosa che fanno, che dicono, che provano a vivere una vita il più normale possibile». Nonostante i controlli costanti, vitali, le paure dei genitori davanti a una nuova terapia, ancora tutta da provare. Per Cristina i bambini sono la «Spinta che ti fa andare avanti senza farti troppe domande. E' quella vocina che ti dice Vai, aiutami! Lo senti nel cuore, nella testa». Cristina entra nelle stanze sorridente, i genitori l'aspettano, hanno appena ascoltato una diagnosi che non lascia speranze, lei ascolta e manda indietro le lacrime. «E' il momento più brutto, ti senti impotente e loro sono lì che aspettano solo da te una soluzione, e io in quel momento vorrei avere braccia grandi per proteggerle tutte quelle mamme e quei papà immobili davanti a un dolore che gli strappa la carne». E invece Cristina conti nua a farsi domande senza risposte. perché a vedere i suoi bimbi che soffrono così tanto ancora non l'ha imparato.

Il progetto. Ora nel reparto di Cardiologia sono ricoverati 26 bambini, molti con patologie congenite, malformazioni, c'è anche una neonata in attesa di un trapianto, la cucciola del reparto. Le stanze del reparto si riempiono di ninna nanne e pennarelli, pelouche da disinfettare e pc da caricare. «Ma poi i bambini sono capaci di vedere la realtà, colorandola di fantasia quanto serve», racconta Cristina, infermiera dal2005. Anche lei sostiene il progetto dell'ospedale «Mettici il cuore», la realizzazione di un nuovo reparto di terapia intensiva cardiochirurgica, un centro altamente specializzato per rispondere in modo adeguato ai nuovi bisogni, unico nel Centro Italia. La nuova Tic - un ampliamento del preesistente padiglione Spellman- avrà, tanto per fare un esempio, un tablet per ogni lettino per centralizzare le informazioni. ma soprattutto un modulo multiparametrico per il monitoraggio dei parametri fisiologici, almeno dieci letti per la rianimazione neonatale. Insomma, il progetto è ambizioso, ma basta metterci anche un piccolo pezzo di cuore per realizzare una grande cosa.

Per fare una donazione, collegarsi al sito: www.metticiilcuore.net

La maratona solidale “Mettici il cuore” è cominciata

da una settimana Il Messaggero in qualità di media patner sarà la voce di chi in questi anni ha conosciuto l’ospedale e i suoi medici e infermieri la loro dedizione e capacità ma anche delle famiglie che

a loro si sono affidate.

Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 17:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA