Olimpiadi, Londra meglio di Pechino

Lunedì 13 Agosto 2012 di Piero Mei
Olimpiadi, Londra meglio di Pechino
LONDRA - Michael Phelps da solo, ha vinto pi medaglie d’oro della Spagna e del Brasile, del Sudafrica e dell’Etiopia per non citare che i pi ù grandi: il Brasile poi avrà di che crescere essendo il Paese organizzatore dei prossimi Giochi e s’è visto anche qui, con la Gran Bretagna al terzo posto mondiale, quanto la faccenda influisca sul medagliere, giudizi d’arbitro compresi. Michael Phelps ha vinto 4 ori e due argenti, diventando il più medagliato di sempre da quando l’Olimpiade fu rigenerata.



Usain Bolt, con i suoi tre ori secchi, ha fatto meglio, nel metallo più prezioso, della Romania, del Kenya, della Danimarca, del Canada, della Turchia e della Svezia (i Paesi scandinavi appaiono in grande contrazione) per non dire della Grecia, dove tutta la storia olimpica iniziò prima ancora che iniziasse quella di Roma (776 avanti Cristo i Giochi di Olimpia) e che ora è al posto numero 75 del medagliere che conta 85 nazioni sul podio delle 204 che hanno sfilato e gareggiato nei vari luoghi di Londra 2012.

Gli Stati Uniti sono tornati al primo posto ed hanno battuto la Cina, che aveva vinto la gara delle medaglie a Pechino 2008, pur se nel totale erano stati gli americani i primi (110 contro 100).



Ma quanto oro aveva vinto la Cina padrona di casa! 51, contro le 36 degli Usa; il ribaltone c’è stato, alla faccia dell’economia, e ora siamo 46 a 38 per le stelle e strisce.Dopo la Gran Bretagna, la Russia è quarta. Nell’Eurozona la Germania non domina, anzi: con le sue 44 totali è alla metà delle 87 che s’era pronosticata. Non c’è spread nello sport, consoliamoci con questo: 11-19-14 lo score della Germania sesta al mondo, 11-11-12 quello della Francia, 8-9-11 quello dell’Italia che con le sue 28 totali fa un passetto avanti rispetto a Pechino, dove il totale sul campo era stato di 28 ma una fu tolta per doping.



Quel che forse manca all’Italia ottava nell’oro e nona nel totale, e non in tutte le classifiche di ogni altra umana categoria l’Italia è lì, anzi, è il fiore all’occhiello di una medaglia “speciale”, di quelle che contano per chi le pesa e non le conta, con tutto il rispetto, ovviamente, per quegli azzurri d’ogni disciplina che faticano almeno quattro anni quando non una vita, spesso nell’anonimato di una palestra o di una pedana, per poi vincere senza lasciarsi accecare dalle luci olimpiche.



E’ mancata anche l’attesa medaglia d’oro numero 200 della nostra storia sportiva, che siamo arrivati a 199 e poi un arbitro o la Croazia di Rudic (il sogno spezzato del Settebello, ma che bel sogno) l’hanno impedita. Sicuramente subito cominceranno a prepararsi le frecce, le pistole, i fioretti del primo giorno del programma olimpico di Rio 2016, se il programma resterà lo stesso.



Questo dicono i numeri a una prima lettura; ma un’Olimpiade non è fatta solo di numeri. E’ fatta dello spirito che lascia, che non è solo la legacy, l’eredità di cui usufruirano i londinesi di oggi e di domani, specie quelli dell’East End, luogo fin qui svantaggiato e che adesso avrà le sue pari opportunità.



Quale spirito ci può lasciare Londra 2012? Intanto, a proposito di pari opportunità, la presenza femminile, seppure in certi casi di pura rappresentanza, sotto la bandiera di tutti ma proprio tutti i Paesi del mondo. Il segnale è di sostanza.



Poi la possibilità, mostrata al mondo, di organizzare Olimpiadi efficienti e senza sfarzo, in una città di alta tradizione e storia, senza dover inseguire a tutti i costi il nuovo che avanza, pur se è bello che il nuovo avanzi anche nello spirito olimpico. Ci si potrà continuare ad alternare in giro per le Nazioni della terra.



E’ anche l’Olimpiade della tecnologia e della rete: sono stati i Giochi del social network, pure se questa febbre da rete può invogliare a fare le cose per poi twittarle piuttosto che a farle per le ragioni che esse sono la vita. C’è un po’, e s’è visto anche nei post degli atleti, la volontà di crearsi una specie di reality privato, uno scoglio dei famosi se l’isola è troppo grande.



E l’Olimpiade di nuovi sport, magari antichi come il taekwondo che due gioie ci ha dato, però sport che i giovani vivono quotidianamente. Un po’ la sindrome da X-Games. E l’Olimpiade di nuovi nomi, la famosa Generazione 2.0 che punta su Rio, con le adolescenti del nuoto, Missy Franklin e la Ledecky per tutti, o come Kirani James, dell’isola di Grenada, o, perché no, Blake sulla pista d’atletica. Ma anche Bolt, pur se si dice desideroso di nuove e strane sfide, è giovane anche lui.
Ultimo aggiornamento: 13:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA