Tutela dei dipendenti trans colpo di spugna in Regione

Giovedì 11 Ottobre 2018 di Antonella Lanfrit
Tutela dei dipendenti trans colpo di spugna in Regione
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UDINE Dopo l'annuncio, il fatto: la giunta regionale, su proposta dell'assessore alla Funzione pubblica Sebastiano Callari, nell'ultima seduta dell'Esecutivo ha revocato la delibera della giunta Serracchiani dell'agosto 2017 con la quale si era data la possibilità ai dipendenti regionali di ottenere una «identità alias», consona cioè al genere di elezione.
Un'identità provvisoria, non consolidabile fino al definitivo provvedimento dell'autorità competente in materia, da utilizzare sul luogo di lavoro seppure diversa da quella sessuale, nelle more dell'iter normativo previsto per il cambiamento di genere. Un provvedimento del quale «risulta aver usufruito un solo dipendente e per un periodo limitato spiega l'assessore Callari e allo stato non risultano agli atti richieste di attribuzione di identità alias».
 
L'azione di revoca da parte della Giunta di Massimiliano Fedriga, non è stata comunque determinata dalla limitatezza dell'applicazione della delibera da quando è stata varata il 22 agosto di un anno fa. «Non condividiamo lo spirito che ha mosso questa decisione dell'allora giunta Serracchiani motiva l'assessore -, poiché attualmente in Italia non c'è alcun fondamento giuridico su cui una simile delibera possa poggiare. Era una scelta dettata dall'ideologia del governo che ci ha preceduto. La revoca, quindi, è stata decisa anche al fine di ricondurre l'attività della amministrazione nell'esatto perimetro della vigente normativa nazionale. Noi, perciò, non abbiamo dato corso a una nostra ideologia aggiunge -, ma abbiamo riportato la questione entro i termini di legge». Ne consegue che se esigenze di identità provvisoria dovessero manifestarsi da qui in avanti non verranno prese in considerazione? L'assessore Callari pone la questione in termini diversi: «Il problema su cui pretendeva di agire la delibera Serracchiani riguardava nel concreto il cartellino di riconoscimento del dipendente fuori dalla stanza di lavoro, che avrebbe dovuto corrispondere al genere di elezione». Un problema, però, che può essere affrontato in termini diversi secondo l'assessore alla Funzione pubblica.
«È possibile, cioè, apporre sul cartellino solo il cognome, senza il nome, in modo da non creare dissonanze tra ciò che è scritto sulla targa e l'incontro vis-a-vis», esemplifica Callari, aggiungendo che questa è un'ipotesi «su cui si può lavorare». Quanto invece all'identità alias per un indirizzo mail, «il problema non si pone, poiché la e-mail è immateriale, non richiede un incontro diretto, e dunque il problema non si pone». La delibera regionale di un anno fa aveva fatto scuola, tanto che alcuni Comuni si erano allineati con propri atti, ma proprio in queste settimane anche alcuni enti locali stanno facendo marcia indietro. L'unica disciplina normativa vigente in tema di cambiamento di genere, si legge nella delibera approvata nell'ultima seduta di Giunta, era quella portata dalla legge 164 del 1982, modificata poi da un decreto legislativo del 2011 (150). Tali passaggi normativi riguardavano «la rettificazione di attribuzione di sesso in forza di sentenza del tribunale, passata in giudicato e attribuiva a una persona un sesso diverso da quello enunciato nell'atto di nascita a seguito di intervenute modificazioni dei suoi caratteri sessuali». C'è, tuttavia, un però: «Tale normativa evidenzia l'assessore Callari non contiene riferimenti a una identità alias». Serracchiani nel 2017 motivò la sua scelta ricordando che «rispettare i diritti di ogni persona significa aver cura della comunità intera» ed evidenziandoo che si erano predisposte «linee guida e un procedimento definito, colmando un vuoto legislativo». 
Antonella Lanfrit 
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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