BERGAMO - Venerd i Ris sono rimasti tutto il giorno nella cascina di Piano di Mapello, la casa dove la famiglia Bossetti ha vissuto tutta la sua vita.
L’hanno analizzata palmo a palmo con il Luminol alla ricerca di tracce di sangue, hanno spostato i giochi dei bambini, hanno frugato tra gli oggetti da toilette del muratore. La moglie, che fa la spola tra la casa del fratello dove si sono rifugiati i figli e un alloggio segreto poco distante, è perplessa: «Ma se sono sicuri che Massimo è colpevole, allora perché ribaltano la casa?», dice alla cognata. La risposta la fornisce il gip nell’ordinanza, scrivendo che i criteri per le misure cautelari sono ben diversi da quelli per «un giudizio di merito e di sussistenza del fatto-reato». In sostanza, quello che è sufficiente per trattenere una persona in carcere è ben diverso da quanto è necessario per un processo.
LA PERQUISIZIONE
Nella prima perquisizione gli investigatori hanno sequestrato l’auto e il camion di Bossetti, il telefono e il pc. Due giorni fa sono passati ai vestiti e hanno usato il Luminol per cercare anche la minima traccia di sangue che, seppure a distanza di quasi quattro anni, potrebbe ancora essere trovata. Per questo i Ris hanno concentrato la loro attenzione sui luoghi della casa dove l’uomo potrebbe essersi lavato, passando poi alla ricerca della possibile arma del delitto. Se ne sono andati con vari sacchi di materiale: i coltelli della cucina, gli arnesi del lavoro di muratore di Bossetti, dal bagno hanno preso qualsiasi oggetto da toilette affilato compatibile con le ferite riscontrate sul corpo di Yara. «Non sono presenti lesioni tipicamente di difesa - è il risultato dell’autopsia - Per ciò che riguarda il mezzo produttivo delle lesioni da arma bianca, trattasi di strumento da punta e taglio, con spessore della lama minimo di 0,2 mm, lunghezza di almeno 2 cm, con possibile copertura in titanio, che per le caratteristiche rilevate è meno probabile trattarsi di un taglierino (cutter) ma piuttosto di un coltello».
Ultimo aggiornamento: 09:55
© RIPRODUZIONE RISERVATA L’hanno analizzata palmo a palmo con il Luminol alla ricerca di tracce di sangue, hanno spostato i giochi dei bambini, hanno frugato tra gli oggetti da toilette del muratore. La moglie, che fa la spola tra la casa del fratello dove si sono rifugiati i figli e un alloggio segreto poco distante, è perplessa: «Ma se sono sicuri che Massimo è colpevole, allora perché ribaltano la casa?», dice alla cognata. La risposta la fornisce il gip nell’ordinanza, scrivendo che i criteri per le misure cautelari sono ben diversi da quelli per «un giudizio di merito e di sussistenza del fatto-reato». In sostanza, quello che è sufficiente per trattenere una persona in carcere è ben diverso da quanto è necessario per un processo.
LA PERQUISIZIONE
Nella prima perquisizione gli investigatori hanno sequestrato l’auto e il camion di Bossetti, il telefono e il pc. Due giorni fa sono passati ai vestiti e hanno usato il Luminol per cercare anche la minima traccia di sangue che, seppure a distanza di quasi quattro anni, potrebbe ancora essere trovata. Per questo i Ris hanno concentrato la loro attenzione sui luoghi della casa dove l’uomo potrebbe essersi lavato, passando poi alla ricerca della possibile arma del delitto. Se ne sono andati con vari sacchi di materiale: i coltelli della cucina, gli arnesi del lavoro di muratore di Bossetti, dal bagno hanno preso qualsiasi oggetto da toilette affilato compatibile con le ferite riscontrate sul corpo di Yara. «Non sono presenti lesioni tipicamente di difesa - è il risultato dell’autopsia - Per ciò che riguarda il mezzo produttivo delle lesioni da arma bianca, trattasi di strumento da punta e taglio, con spessore della lama minimo di 0,2 mm, lunghezza di almeno 2 cm, con possibile copertura in titanio, che per le caratteristiche rilevate è meno probabile trattarsi di un taglierino (cutter) ma piuttosto di un coltello».
