Sei Nazioni, Mauro Bergamasco: «Contro
la Francia la partita della vita»

Giovedì 6 Febbraio 2014 di Christian Marchetti
Mauro Bergamasco
Colpo di scena numero 1: "Non l'ho detto mai, ma... io scrivo. Lo faccio prima di ogni partita dal 1998. O era il 1999? Si tratta di appunti su appunti per scaricarmi, liberare la testa". Colpo di scena numero 2: "Mi piace ascoltare dischi in vinile e, visto che vivo a Parma, a volte vado anche a vedere l'Opera". Rugby e Opera?! "Eh, siam mica ignoranti qui!".

E' un Mauro Bergamasco diverso, confidenziale, assai disponibile, che ricambia l'affetto dei suoi tanti tifosi rivolgendosi a loro come un amico passato lì per caso, davanti al monitor del pc. Singolare è infatti quanto succede: una delle versioni più vere di Mauro Bergamasco viene fuori nella seduta di Hangout, la "conferenza stampa virtuale" di Google, organizzata dalla Federugby. Mauro Bergamasco e il conduttore Alessandro Fusco da una parte, decine di fan dall'altra. Domande ovvie? Banali? Zero assoluto. E il maggiore dei riccioluti fratelli non si tira indietro.



LONGEVO

Con 15 anni e 76 giorni di militanza in Nazionale, BergaMauro ha superato il record di "longevità azzurra" di Sergio Lanfranchi, un "traguardo importante per la mia carriera e per la storia del rugby italiano". E a Cardiff, sabato contro il Galles, ha bagnato con una prestazione monumentale il cap numero 96 della sua carriera.

E' uscito fuori da quella sfida dopo aver placcato anche i sentimenti dei propri avversari e rimediando una distorsione al pollice destro. Davanti alle telecamere di Hangout la fasciatura però sparisce: "E' tutto ok, tutto alle spalle. E' stato più il fastidio che altro. Sto bene e sono pronto per la Francia".

Ah, visto che si parla di longevità, è bello l'episodio che ricorda: "Uno dei personaggi simbolo che hanno costellato la mia carriera è stato senz'altro Massimo Giovanelli, capitano della Nazionale di Georges Coste. Quando arrivai in azzurro mi disse: 'Tu vai lì davanti, corri e placca che al resto ci pensiamo noi'. Ecco, è iniziato tutto così".



ISPIRAZIONI

Claudio gli chiede qual è stato il giocatore che più gli ha dato filo da torcere, lui risponde: "Ce ne sono stati tanti, ma l'ex capitano dell'Inghilterra Neil Back (campione del mondo nel 2003, ndr) più di tutti. Terza linea come me e a lui mi sono ispirato". Tutto ciò sebbene l'azzurro sia alto 5 cm più del britannico ma sia 20 kg più pesante.

Altro tipo d'ispirazione quella che l'ha portato a scrivere il libro "Nel nome del rugby", scritto a quattro mani con Francesca Boccaletto, pubblicato di recente e terza opera in cui si parli di almeno uno dei fratelli Bergamasco. "Francesca è figlia di Lucio, terza linea anni '80. Siamo amici da tempo e legati per via delle nostre famiglie. Raccoglie gli aneddoti di due persone, due amici che s'incontrano".



FRANCESI

Tornando al campo, domenica a Parigi per l'Italia c'è da affrontare la Francia, sconfitta l'anno scorso ma autrice di una vittoria contro l'Inghilterra che potrebbe già aver segnato questo Sei Nazioni.

"Ci siamo messi il Galles alle spalle, abbiamo ricominciato tutto da zero e siamo consapevoli di affrontare una squadra galvanizzata dal risultato. Lo Stade de France è sempre campo ostico e loro avranno il coltello fra i denti a causa del ko dello scorso anno". Ancora: "Ci sono diversi giocatori pericolosi. Io conosco molto bene Plisson, l'apertura. Fin da giovanissimo ho visto in lui carattere e voglia di lavorare. E' un atleta che apprezzo".

E comunque la Francia non sarà mai avversaria come le altre né per Mauro né per Mirco Bergamasco. Tanto che a Enzo risponde: "Ho trascorso 8 anni molto importanti allo Stade Français. Arrivai lì nel 2003/'04, dopo una Coppa del Mondo abbastanza particolare poiché non giocai molto ma anche dopo lo scudetto vinto con la Benetton. Io e mio fratello raggiungemmo un team di campioni. Sapevamo che per conquistare un posto in quel gruppo dovevi lavorare durissimo e siamo riusciti a centrare quell'obiettivo. Ma fu traumatico fin da subito. Allenatore era Nick Mallett (ct azzurro prima di Brunel, ndr) e ci accorgemmo sin dalla partitella 'al tocco' che quelli lì viaggiavano a ben altri ritmi".



RIPOSO

Mauro Bergamasco da Padova, nato il 1° maggio del 1979 e passato al rugby dopo aver provato col fratello con la ginnastica. Nel 2014 vive forse una seconda vita. "Ho trascorso due anni abbastanza bui dal punto di vista sportivo. Succede: ti fissi degli obiettivi ma non riesci a capire il motivo per cui non riesci a raggiungerli. E allora lavori, ti impegni, con ancora più fatica, giorno dopo giorno fino a quando non riesci. Molti mi davano per finito. Anzi, gli aggettivi sono stati anche altri, ma non era cambiato nulla. Ho avuto tempo di lavorare e di godere di quella metodicità necessaria per raggiungerli, quegli obiettivi".

L'Italrugby di Jacques Brunel oggi riposava. Domani sapremo il XV titolare da opporre alla Francia. Mauro Bergamasco continua a leggere i suoi libri sugli indiani pellerossa e a scrivere. "Cosa succederebbe se non mi convocassero per il Mondiale 2015? Bah, intanto andrei a vedermi le partite. Poi vedrei".

Fino a ieri, una tifosa mimetizzata tra i tanti accorsi su Hangout, sentiva soltanto di gente che adorava il calcio. Dice di aver visto una partita di rugby e di essersi innamorata del rugby e di Mauro, e non esattamente in quest'ordine. Mauro ringrazia, saluta tutti, la telecamera si spegne. Le pagine virtuali della Federugby tornano fredde.
Ultimo aggiornamento: 20:08