Telenovela Mezzaselva, investiti due
milioni ma manca l'autorizzazione
ai ricoveri: «Già persi 500 mila euro»

Giovedì 30 Aprile 2015 di Stefania Longhini
Telenovela Mezzaselva, investiti due milioni ma manca l'autorizzazione ai ricoveri: «Già persi 500 mila euro»
ROANA - Lo scandalo dell’ex Istituto elioterapico riabilitativo di Mezzaselva, chiuso, quand’era completamente stato rinnovato, per 10 anni dal 2004 al 2014, e da qualche mese parzialmente riaperto, con grande enfasi e grandi sforzi, dalla società Progetto 33 col nuovo nome di Nirem, rischia di ingigantirsi e passare alla storia come una grandissima beffa.



Per il rilancio della struttura, che ha l’ambizione di diventare un centro di eccellenza orientato soprattutto alla riabilitazione dei danni e delle degenerazioni cerebrali, è tutto pronto da mesi ma finora è stato possibile aprire solo gli ambulatori. Per le degenze manca l’autorizzazione della Regione, che pare legata a continui rinvii.



Il motivo di questo ritardo, pesantemente penalizzante per la società che ha messo in piedi la nuova struttura, non è affatto chiaro. Dimenticanza, mancanza di comunicazione tra le parti, o difficoltà di interpretazione della normativa che regola questa unità riabilitativa? In tempi brevi ed assolutamente entro i termini prefissati, con un investimento da parte di Progetto 33 di circa due milioni di euro, l’edificio ha subito una ristrutturazione completa, è stato messo a norma e dotato di attrezzature, macchinari, sistemi di comunicazione e gestionali tecnologici all’avanguardia. Nulla è stato trascurato. Ambulatori e servizi sono attivi, ma non è ancora possibile dare il via ai ricoveri.



“Non vogliamo dare colpe a nessuno – dice il professor Giorgio Rizzato, direttore scientifico e sanitario – certo è che siamo pronti con le camere da ottobre, ma la situazione non si sblocca. Dopo lo scorso 28 dicembre, data entro la quale la Regione aveva tempo per deliberare e darci l’autorizzazione, verso fine gennaio la Conferenza dei Sindaci e l’Ulss 3, dalla quale abbiamo sempre avuto massima collaborazione, si è attivata per dare il via ai ricoveri con l’apertura del primo piano, finora senza alcun esito. Si tratta di 40 posti letto, privati e non convenzionati, deliberati dal direttore generale Compostella come Urt, Unità Riabilitativa Territoriale. L’Urt è una figura sanitaria completamente nuova, e questo ritardo potrebbe essere imputabile, tra l’altro, alla necessità di trovare soluzioni a problemi presentatisi a causa della non facile interpretazioni della normativa”.



“Siamo privati – ribadisce Rizzato – e nulla ci arriva dalla Regione. Oltre ad avere già investito oltre un milione e mezzo di euro, abbiamo perso mezzo milione per mancati guadagni derivati da questa impasse, mentre la Regione, da quando siamo qui noi, ha sicuramente risparmiato almeno trecentomila euro annui, che se ne sarebbero andati per manutenzione e custodia della struttura. Abbiamo ricevuto finora parecchie centinaia di richieste per ricoveri privati, in lista di attesa ci sono già oltre sessanta persone, ma non abbiamo possibilità di lavorare e dunque continuiamo a perdere pazienti. L’amministrazione comunale di Roana ci ha nuovamente ribadito che si sta impegnando al massimo per arrivare finalmente alla soluzione. Martedì 28 aprile doveva essere approvata la delibera in giunta regionale, aprendo di fatto la strada per l’apertura del primo piano. Ma ciò non è avvenuto ed ora non possiamo più stare zitti”.



La mancata apertura ai ricoveri ha portato gravi ricadute anche sull’occupazione data la previsione, una volta che tutto sarà a regime, di settanta posti di lavoro, di cui una trentina al raggiungimento degli obiettivi Urt. Numeri importanti per il territorio, visto che si intendono occupare persone del posto, così come finora per i lavori di ristrutturazione e per le forniture ci si è affidati ad aziende locali. A tutto ciò si aggiunge l’indotto che dovrebbe arrivare dal movimento giornaliero previsto in istituto, calcolato in 150-200 persone.



Oltre ad avere portato dei grossi problemi alla società, questo ritardo continua a bloccare le assunzioni e la programmazione da portare a termine con un danno da mancato guadagno rispetto ai piani di investimento, nei prossimi otto anni, che supera almeno i dieci milioni di euro. Senza l’apertura alle degenze la struttura non può decollare e tutto il grosso lavoro fatto e l’impegno finora profuso vengono di fatto vanificati. Cosa aspetta dunque la Regione?
Ultimo aggiornamento: 19:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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