Malesani: «Il calcio mi ha dimenticato vivo tra i vigneti. Pochi i rimpianti»

Giovedì 7 Maggio 2015
Alberto Malesani
VERONA - Una lunga carriera, fatta di alti e bassi, per Alberto Malesani. Il tecnico veronese, dopo oltre vent'anni in panchina, oggi si ritrova senza squadra a oltre dodici mesi di distanza dall'esonero al Sassuolo.



Cinque sconfitte in altrettante gare, nella stagione scorsa, furono fatali al 60enne tecnico, che oggi si occupa dell'azienda vinicola di famiglia e si è raccontato al Corriere della Sera: «Il calcio mi ha un po' dimenticato, ma ho la passione per il vino e aiuto le mie figlie tra i vigneti. Sarei ipocrita se dicessi che la panchina non mi manca, ed è triste vedere che nessuno mi cerca più. Ho avuto comunque una carriera piena di gioie e ogni giorno mi alzo e ringrazio Dio per tutto quello che ho avuto».



Partito dal Chievo, in serie B, («Lì facevo il manager, decidevamo tutto in tre e col presidente Campedelli gettammo le basi per il miracolo della promozione in A di Del Neri»), Malesani approdò prima alla Fiorentina e poi al Parma. La squadra emiliana è quella che gli ha dato le maggiori soddisfazioni: «Avevo una rosa fortissimo, vincemmo Coppa Italia, Supercoppa Italiana e Coppa Uefa. Con altri due-tre innesti avremmo potuto vincere anche lo scudetto, ma Tanzi pensava fossimo già competitivi e mi esonerò».



Successivamente, Malesani tornò nella sua Verona, ma per allenare l'Hellas. I tifosi del Chievo non gli perdonarono il 'tradimento', anche a causa di un'esultanza al termine di un derby vinto che portò con sé uno strascico di polemiche: «I tifosi del Verona hanno l'Hellas nel sangue, sono unici. Non toccatemi le esultanze, sono il sinonimo della libertà, che per me è anche quella di fregarmene quando mi dicevano 'Non potrai mai allenare una grande squadra se continui ad andare in giro in tuta, con i capelli lunghi e la barba incolta'».











È con l'avventura in Grecia, al Panathinaikos, che Malesani diventa l'idolo del web a causa di un furioso sfogo durante una conferenza stampa: «Sono sempre stato una persona istintiva, ho l'anima popolare e dico sempre le cose in faccia. Quella conferenza stampa fu il frutto di un momento delicato della squadra e della falsità che molti mostrano davanti alle telecamere, ma sono uno abituato a dire la verità semplice, così com'è».











Altre conferenze stampa hanno reso Malesani un personaggio ancora più popolare. Un altro sfogo, seppur in tono minore, ci fu al Genoa. Il tecnico si lamentò di chi lo aveva definito 'mollo' e spiega: «Tanti giovani sul web si divertono per quel termine ma dietro c'è una verità semplice e forse triste, frutto di situazioni che dall'esterno non si conoscono. Venivo da un mezzo miracolo con il Bologna salvo dopo il fallimento e al Genoa la programmazione risultò sbagliata».





Ultimo aggiornamento: 19:03