Avvocato uccide la ex: «Ho strangolato
Lucia in una stradina di montagna»

Martedì 13 Agosto 2013
Vittorio Ciccolini e Lucia Bellucci
TRENTO - L'ha convinta ad uscire a cena con lui, poi l'ha portata in una stradina di montagna che costeggia la via tra Pinzolo e Madonna di Campiglio e l'ha strangolata e poi accoltellata. quello che Vittorio Ciccolini, noto avvocato veronese di 45 anni, ha raccontato ai magistrati ieri. stato lui ad uccidere Lucia Bellucci, la sua ex fidanzata, con la quale aveva avuto una relazione e continuava ad avere un rapporto tormentato.



Che cosa sia scattato nella mente di un uomo "di successo", almeno così viene descritto da amici e conoscenti, non è ancora chiaro. Ciccolini ai magistrati ha detto di aver ammazzato Lucia, certo, ma sono ancora molte le ombre su questo delitto. Una su tutte che cosa abbia fatto l'avvocato durante le 48 ore della fuga, dopo aver parcheggiato l'auto con dentro il corpo di Lucia nel garage di casa della madre: l'avvocato è provato e in stato confusionale. Intanto l'uomo è stato accusato di omicidio volontario premeditato. Decisive, per la premeditazione, le lettere ritrovate dagli inquirenti nell'auto del 45enne. Sembra invece essere tramontata l'ipotesi di una denuncia di stalking nei confronti dell'avvocato. Dopo l'interrogatorio Vittorio Ciccolini è stato portato in carcere a Trento.



La cena. Come l'avvocato 45enne sia riuscito a convincere la ex ad uscire con lui non è ancora chiaro, fatto sta che i due hannomangiato venerdì sera al ristorante "Mezzo Soldo" di Spazio Rendena, non lontano dal luogo di lavoro di lei, il centro benessere Chalet del Brenta.



L'omicidio. Ceccolini ha dichiarato di aver ucciso, strangolandola, Lucia in una stradina di montagna, eppure, sembrerebbe che ad insospettire gli inquirenti siano state alcune macchie di sangue ritrovate nella camera d'albergo della 31enne. Sarebbero state proprio quelle tracce a far scattare le ricerche della donna e a far pensare subito al peggio. Lucia sarebbe stata dunque prima strangolata e poi accoltellata. Il fatto sarebbe avvenuto nella notte fra venerdi» 9 e sabato 10 agosto nell'auto dell'uomo. Sarà l'autopsia sul corpo della giovane donna, che sarà eseguito a Verona fra oggi e domani, a chiarire le cause esatte della morte e il numero delle coltellate.



Il viaggio macabro. Ovunque sia stata uccisa Lucia, resta il fatto che il suo corpo senza vita è stato trasportato da Ceccolini da Madonna di Campiglio fino a Verona, in via Verde da Salizzole, nella casa della madre dell'assassino. Centosessanta chilometri circa percorsi con al fianco una donna morta, e senza che nessuno si accorgesse di niente.



Un unico pensiero: «Ora mi ammazzo anche io». L'ha ammazzata poi avrebbe acceso il motore e avrebbe vagato per le strade del Trentino. Questo ha raccontato Vittorio Ciccolini al procurantore di Trento Giuseppe Amato. Ad un certo punto avrebbe addirittura trascinato il corpo della fidanzata in un prato con l'intenzione di suicidarsi. E, dopo aver rinunciato all'idea di farla finita, Ciccolini avrebbe caricato nuovamente la vittima sul sedile anteriore e ripreso il suo viaggio con direzione Verona. In precedenza avrebbe cercato di sistemare il cadavere nel bagagliaio della sua Bmw Cabrio ma vi avrebbe rinunciato per lo scarso spazio a disposizione.



Coltello e cellulari buttati via. Vittorio Ciccolini si sarebbe disfatto del coltello usato per il delitto e di due telefoni cellulari, il proprio e quello della vittima, durante la fuga in auto con il cadavere sistemato sul sedile. Al momento è stato ritrovato solo il telefonino della donna.



Il tentativo di fuga e l'arresto. Arrivato a Verona Ceccolini ha parcheggiato in garage, la madre non c'era, ha pensato che quello fosse un posto sicuro, avrebbe avuto il tempo di pensare a cosa fare. Ha coperto Lucia con un telo ed è uscito. Sempre secondo il racconto fatto al pm Ciccolini avrebbe dormito in un albergo, poi il giorno seguente sarebbe passato nello studio legale dove lavora e la sera avrebbe ancora dormito in un albergo vicino a Verona. Un'altra notte l'avrebbe passata in riva all'Adige. È stato furbo: dopo la scoperta delle tracce di sangue i carabinieri, indirizzati anche dai familiari di Lucia, si erano messi a caccia dell'avvocato veronese ma di lui nessuna traccia. I controlli sono allora stati estesi: avvertiti amici e colleghi, «Se lo vedete stategli lontani ma avvertiteci subito». L'ultima tappa della caccia è stato passare al setaccio i bastioni della città: ed è lì che è stato visto il 45enne. Appena ha capito si è messo a correre, «come uno stambecco», ha raccontato all'Arena di Verona uno degli inseguitori. Ma alla fine è stato preso. Ora dovrà raccontare tutto, chiarire il perché di quella vita spezzata, cercare di spiegare come un avvocato brillante, stimato e conosciuto da tutti possa trasformarsi all'improvviso in un killer.
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 21:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA