Mazzette alla camera mortuaria dell'ospedale di Frosinone per "accaparrarsi" le salme, il pubblico ministero Rossella Ricca ha chiesto sei anni di carcere per Pietro Corsi 62 anni di Ceccano tecnico necroforo e quattro anni per Patrizia Menichini che ricopriva il ruolo di ausiliaria.
A far scattare la denuncia il titolare di un'agenzia di pompe funebri di Frosinone, il quale, stanco di pagare, si era recato presso dai carabinieri per segnalare il malvezzo dei dipendenti che chiedevano le mazzette per ottenere il servizio funebre o la vestizione dei defunti. A conclusione delle indagini altre sei persone che operano nell'ambiente funerario avrebbero puntato l'indice sugli imputati. Tutte e sei adesso si sono costituite parte civile tramite l'avvocato Antonio Ceccani. L'operazione avviata nel 2019 dai carabinieri e denominata "Caffè" è stata chiamata così perché «ti pago un caffè», era la frase d'ordine che veniva utilizzata dalle parti offese quando lasciavano mance sostanziose ai tre dipendenti della camera mortuaria. Un "caffè" a quanto pare costoso: 100 euro.
Il titolare dell'agenzia di pompe funebri che ha fatto scattare la denuncia avrebbe riferito di aver sborsato in venti anni oltre centomila euro. Stanco di essere costretto a devolvere sotto forma di regali somme di denaro agli, operatori in cambio del loro imposto aiuto nella gestione della salma, si è rivolto ai carabinieri. Secondo quanto emerso dall'inchiesta ogni anno transitano nella camera mortuaria dalle 1000 alle 1200 salme. Ieri mattina nel corso del processo ha discusso l'avvocato di parte civile Antonio Ceccani. Il legale ha chiesto la condanna per gli imputati con una provvisionale di 5.000 euro da devolvere in beneficenza. La sentenza è prevista per il prossimo 29 settembre.