«Noi tifosi ciociari tra la calca
e l’inferno di Torino:
sembrava l’Heysel»

Lunedì 5 Giugno 2017 di Stefano De Angelis
«Noi tifosi ciociari tra la calca e l’inferno di Torino: sembrava l’Heysel»

«Abbiamo temuto di rimanere schiacciati dalla folla, sembrava l’Heysel». Sono ancora sconvolti i tifosi ciociari della Juventus che l’altra sera erano in piazza San Carlo, a Torino, per vedere la finale di Champions sul maxischermo. Erano partiti da Frosinone, Isola del Liri, Gallinaro e da altri centri della provincia. Quella che doveva essere una serata all’insegna dello sport, però, si è trasformata in un maledetto incubo.

Gente travolta dalla calca, uomini e donne calpestati, folla impaurita (erano almeno in cinquemila), grida, richieste di aiuto, oltre 1.500 feriti, quattro gravi, tra cui bimbo. Era in corso il secondo tempo della finale quando qualcosa, l’esplosione di un petardo secondo una prima ricostruzione o un falso allarme bomba, ha generato panico e psicosi. È stato un attimo e si è formata un’onda umana. Le persone hanno iniziato a correre, a muoversi in massa, un fuggi fuggi generale. È venuta giù la ringhiera di una scala del parcheggio sotterraneo. Per terra, i resti della notte di paura e caos. La procura ha aperto un’inchiesta contro ignoti con l’ipotesi di procurato allarme. Gli investigatori cercano un ragazzo con lo zainetto.

Nell’inferno di Torino c’era anche il nostro collaboratore Alessandro Redirossi. Il suo racconto è carico del terrore vissuto in quei concitati minuti. «Mi trovavo di fronte al maxischermo, sul lato destro. All’improvviso sono stato investito da un’onda di gente. Decine di persone mi sono venute addosso. Ho cominciato a correre e in quei frangenti ho visto molti a terra, caduti, che venivano calpestati dalla calca. È stato terribile: io e chi era con me abbiamo avuto paura di restare schiacciati come all’Heysel. Fuggivano tutti per raggiungere le stradine laterali della piazza: chi scavalcava le transenne, chi urlava». Poi prosegue: «C’è chi, come me, ha sentito due boati, come due petardi. In un attimo, nell’aria un fragore assordante: forse era il rumore causato della moltitudine di persone impaurite che cercavano di farsi largo. Subito abbiamo pensato a un attentato terroristico, a una bomba o a un camion pronto a travolgere la folla. Non potevamo fare altro che correre per uscire da quella piazza. Per fortuna c’è andata bene, ma lo spavento è stato tanto. Ho un lieve taglio su una mano, ma non so quando e come sia successo. Più tardi siamo tornati in piazza per ritrovare gli altri del nostro gruppo e cercare di riprendere ciò che avevamo perso. Sul pavimento c’era di tutto: vetri rotti ovunque, scarpe, cellulari, zaini, bottiglie di plastica. In quel momento c’è stato un altro boato e abbiamo pensato a un pericolo imminente. C’era meno gente e c’è stata una seconda fuga generale, con tutti di nuovo in preda al panico. Sembra, invece, che si sia trattato di qualche crollo». Alessandro è rientrato ieri sera a Frosinone dopo un lungo viaggio in treno. «Non c’è stato alcun annuncio per dire cosa fosse accaduto».

«IO IN SALVO IN UN CORTILE»
A Torino, insieme con altri amici, c’era anche l’avvocato Gabriele Scaccia, di Frosinone. Poco prima, per sua fortuna, era uscito dall’anello che delimitava la piazza. «Ero posizionato a sinistra del maxischermo, dove è cominciato tutto. Dopo il secondo gol del Real Madrid sono andato in un bar perché avevo sete. Volevo comprare una bottiglietta d’acqua. Ero appena entrato quando, d’un tratto, ho visto una marea umana venirmi addosso. Ho pensato a un attentato, a una bomba, a una sparatoria. C’era solo uno cosa da fare, scappare, ma la cosa brutta è che non sapevo da cosa. Dovevo correre per andare il più lontano possibile. Io e altri ci siamo ritrovati a un incrocio, con la gente che arrivava da tutte le parti. Per fortuna abbiamo trovato un portone aperto e ci siamo rifugiati nel cortile di un’abitazione. In tutto ci sono state tre ondate di persone. Ho dei lividi, qualche mio amico tagli e graffi alle gambe. Ho visto gente con le ginocchia rotte e un ragazzino sanguinante calpestato dalla calca. Non so cosa sia avvenuto, ma mi fa riflettere il massiccio dispiegamento di forze dell’ordine subito dopo i fatti. Gli uomini in divisa correvano da tutte le parti».

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA