Una persecuzione senza fine iniziata tra i banchi e perpetrata sui social. Una pressione psicologica che durava da mesi e che aveva costretto la famiglia di Natalie Natividad, una 15enne di Hebbronville, in Texas, ad allontanarla per qualche settimana dalla scuola. Ma, nonostante l'aiuto della famiglia e degli psicologi, Natalie non riusciva a uscire da quel tunnel in cui i bulli l'avevano segregata: venerdì ha ingerito una quantità tale di medicinali che per lei, una volta giunta in ospedale, non c'è stata alcuna speranza di sopravvivenza.
Natalie era una ragazza piena di vita, fino a quando il suo sorriso è stato spento da una serie di bulli che hanno iniziato a perseguitarla. Tutto è iniziato a scuola: la prendevano in giro per il suo aspetto fisico e la ignoravano. Poi, dai corridoi dell'istituto Hebbronville Junior High School, i soprusi sono passati alla app “After School”, dove gli studenti si ritrovano anche lontani dal loro istituto. Ma per lei quella “piazza” on line si è trasformata in un inferno: continuava a ricevere messaggi in cui le dicevano di essere orribile e che la soluzione migliore per lei sarebbe stata quella di uccidersi. Natalie, dopo un periodo a casa voluto dalla famiglia per staccare da quel tormento che la perseguitava, è tornata a scuola e non ha retto al peso dell'oppressione. Venerdì è tornata a casa e ha ingerito una quantità tale di medicinali da uccidersi.
«Vogliamo solo giustizia per mia sorella – ha detto Connie Rodriguez tra le lacrime – Spero che i bulli si fermino. Natalie è morta, ma non devono esserci altri ragazzi che si tolgono la vita. Non ci devono essere altre famiglie che debbano subire il nostro stesso dolore».
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