Turchia, cacciate 4 Ong straniere: «Motivi di sicurezza». Una è italiana

Giovedì 13 Aprile 2017
Turchia, cacciate 4 Ong straniere: «Motivi di sicurezza». Una è italiana
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Le autorità turche hanno interrotto le attività nel Paese di 4 ong internazionali, tra cui l'italiana Cosv (Coordinamento delle organizzazioni per il servizio volontario), adducendo ragioni di «sicurezza nazionale». Lo riporta Hurriyet. Le altre ong sono le americane Mercy Corps e Bsa (Business Software Alliance Incorporation) e la britannica Inso (International Ngo Safety Organization).

Il permesso all'italiana Cosv è stato revocato a gennaio, così come all'Inso, mentre il mese successivo il provvedimento ha riguardato Mercy Corps e Bsa, scrive Hurriyet. Un'altra ong, la Turkish Coalition of America, ha invece ritirato a febbraio la richiesta di aprire un ufficio in Turchia.

«Accanto a Gaziantep e Hatay, dove sono ospitati dei rifugiati, queste organizzazioni hanno anche chiesto licenze per operare a Diyarbakir», dove «ci sono pochi migranti», ha dichiarato il vicepremier turco, Veysi Kaynak, sostenendo che la richiesta è apparsa sospetta.

«Non c'è così tanto interesse per Kilis, che ha una popolazione di rifugiati» maggiore, ha aggiunto, citato da Anadolu. Complessivamente, secondo Ankara, sono 48 le ong e fondazioni straniere che hanno operato finora in Turchia, occupandosi della crisi dei rifugiati siriani.

La replica. «La nostra autorizzazione annuale per operare in Turchia è scaduta il 15 gennaio. Finora non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione dalle autorità turche rispetto alla richiesta di rinnovo, né alcuna motivazione, e quindi abbiamo sospeso tutte le nostre attività nel Paese». Lo ha detto Paolo Comoglio, direttore generale del Cosv, interpellato dall'ANSA sullo stop alle attività della sua ong in Turchia, dove era impegnata «dal 2015». Il mancato rinnovo dei permessi riguarda anche almeno altre 3 organizzazioni straniere.

«Abbiamo lavorato in Turchia dal 2105, con autorizzazioni rinnovate annualmente. Le nostre attività si sono svolte nelle zone di Kilis, Gaziantep, Hatay e Istanbul, con interventi di supporto allo sviluppo socio-economico delle comunità locali e dei rifugiati siriani.

La nostra sede a Gaziantep al momento è chiusa, e il nostro personale straniero non si trova più in Turchia», ha spiegato Comoglio, precisando che il Cosv «non ha chiesto di espandere le attività nella zona di Diyarbakir», nel sud-est a maggioranza curda.
Il vice-premier turco, Veysi Kaynak, aveva indicato una richiesta di questo tipo tra le ragioni del mancato rinnovo dei permessi ad alcune ong. «Sappiamo di non essere l'unica organizzazione in questa situazione, ma non abbiamo ricevuto alcuna motivazione ufficiale. Uno studio legale locale sta seguendo le pratiche per conto nostro», ha concluso Comoglio.
Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 12:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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