Turchia, raffica di arresti tra i filo-curdi e social network bloccati. La Ue protesta, ira di Ankara

Venerdì 4 Novembre 2016
Turchia, raffica di arresti tra i filo-curdi e social network bloccati. La Ue protesta, ira di Ankara
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È caos in Turchia dove undici parlamentari filo-curdi, tra cui i leader Selahattin Demirtas e Figen Yukeskdag, sono stati arrestati nell'ambito delle indagini per terrorismo legate al fallito golpe. Il ministero dell'Interno ha fatto sapere che il mandato d'arresto riguarda anche atri 4 deputati, 2 dei quali sarebbero all'estero. Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha convocato al ministero «l'inviato turco»: lo riferisce il sito del settimanale Der Spiegel. L'informazione viene rilanciata anche dall'emittente N24.

Selahattin Demirtas, è stato condotto al tribunale di Diyarbakir, principale città curda nel sud-est della Turchia. Il giudice dovrà decidere se convalidare gli arresti. I deputati curdi sono stati fermati dopo l'entrata in vigore della legge che ha rimosso l'immunità parlamentare, per essersi rifiutati di presentarsi spontaneamente davanti ai giudici.

Gli arresti «resteranno come una macchia nera nella storia della Turchia e della politica», ha detto il portavoce dell'Hdp, Ayhan Bilgen, facendo appello al sostegno dei «circoli democratici, della società civile e dell'opinione pubblica internazionale» in un videomessaggio registrato davanti alla sede centrale del partito ad Ankara, dopo che «è stato impedito alla stampa di venire» per una conferenza stampa, convocata stamani dopo gli arresti

Le autorità turche avrebbero anche limitato e rallentato l'accesso ai social network come Instagram, Facebook, YouTube, Twitter e al servizio di messaggistica istantanea WhatsApp.
Lo ha riferito il gruppo Turkey Blocks, che monitora la rete internet in Turchia, che collega le difficoltà di accesso, iniziate nella notte, agli arresti di esponenti del partito filo-curdo Hdp, tra cui i due leader Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag. Secondo Turkey Blocks, la restrizione all'accesso alla rete è «sempre più utilizzata in Turchia per tacitare la copertura mediatica di incidenti politici, una forma di censura attuata per evitare disordini». Il gruppo ha evidenziato che all'inizio della settimana è stato registrato uno «spegnimento totale di internet» che ha colpito «milioni di utenti» nel sud-est della Turchia.


A poche ore dagli arresti un'autobomba è esplosa nei pressi di un edificio della polizia turca a Diyarbakir, principale città curda del sud-est del Paese. Sono almeno 9 le vittime, tra cui 2 poliziotti. Le autorità ritengono che l'attacco sia opera del Pkk. «Alcune persone, tra cui poliziotti e civili, sono martiri» dell'autobomba, ha detto il ministro della Giustizia di Ankara, Bekir Bozdag, con un'espressione usata in Turchia per indicare le vittime di attacchi terroristici.

L'arresto dei deputati curdi in Turchia «compromette la democrazia parlamentare in Turchia e rende ancora più tesa la situazione nel sud est del Paese»: in una dichiarazione congiunta, l'Alto rappresentante Federica Mogherini e il commissario Johannes Hahn esprimono la «profonda preoccupazione» dell'Unione europea.

Le reazioni di molti Paesi Ue all'arresto in Turchia per «terrorismo» di deputati del partito filo-curdo Hdp sono «inaccettabili». Lo ha detto il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, accusando tra l'altro
diversi Paesi europei di «dare un sostegno molto forte al Pkk» curdo, considerato un'organizzazione terroristica sia dalla Turchia che dall'Ue: «Non accetteremo lezioni da loro sullo stato di diritto». Nelle scorse ore la questione è stata al centro di un colloquio telefonico tra Cavusoglu e FedericaMogherini.






 
Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 13:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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