Siria, l'Isis fa strage vicino base russa: oltre 120 morti, in azione 7 kamikaze

Lunedì 23 Maggio 2016
Siria, l'Isis fa strage vicino base russa: oltre 120 morti, in azione 7 kamikaze
Il più grande attacco terroristico dall'inizio della guerra civile in Siria - e il primo nella roccaforte governativa sulle coste del Mediterraneo - è avvenuto oggi nella regione di Tartus, non lontano da una base navale russa. L'Isis ha immediatamente rivendicato la paternità delle sette esplosioni, almeno cinque provocate da attentatori suicidi, che hanno ucciso diverse decine di persone: almeno 80, secondo i mezzi d'informazione di Damasco, oltre 120 secondo fonti degli attivisti. Un gruppo locale legato allo Stato islamico ha rivendicato anche un doppio attentato suicida avvenuto ad Aden, nel sud dello Yemen, contro giovani in fila davanti a due sedi militari per arruolarsi nell'esercito. Il bilancio è di almeno 45 morti. Gli attacchi terroristici del "Califfato" e di organizzazioni affiliate sembrano quasi una risposta alle difficoltà dei jihadisti nei teatri di guerra.

In particolare in Iraq, dove il primo ministro Haidar al Abadi ha annunciato l'inizio dell'offensiva per riprendere il controllo di Falluja, solo una sessantina di chilometri a ovest di Baghdad, da oltre due anni nelle mani dell'Isis. L'agenzia Aamaq, megafono dello Stato islamico, ha rivendicato senza fornire dettagli gli attacchi compiuti stamane nella provincia siriana di Latakia: tre a Tartus e quattro a Jableh, 50 chilometri a nord. Ad essere presi di mira sono stati affollati terminal degli autobus e, a Jableh, anche uno ospedale, dove un kamikaze ha azionato il suo giubbetto esplosivo davanti al pronto soccorso. Secondo fonti locali, a compiere gli attacchi sono stati cinque attentatori suicidi mentre due autobomba sono state fatte saltare in aria. L'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) parla invece di sette kamikaze. Il presidente russo Vladimir Putin ha inviato un telegramma al suo collega siriano Bashar al Assad ribadendo, secondo la tv di Damasco, che la «Russia rimane al fianco del suo alleato siriano». Mentre Mosca ha riferito di un colloquio telefonico durante il quale il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov e il segretario di Stato americano John Kerry hanno discusso delle «proposte della Russia di condurre operazioni congiunte contro i gruppi terroristici».

In Iraq l'offensiva governativa verso Falluja, alla quale partecipano forze governative e miliziani volontari lealisti, appoggiati dai raid della Coalizione internazionale a Guida Usa, è scattata la scorsa notte dopo che, alcuni giorni fa, era stata strappata all'Isis la cittadina strategica di Rutba, lungo l'autostrada per la Giordania.
Dall'agosto scorso Falluja, già teatro di sanguinose battaglie di insorti contro le truppe di occupazione americane nel 2004, è assediata dalle forze governative, che impediscono l'accesso di cibo e medicinali. Il premier Abadi, che ha indossato l'uniforme militare per annunciare in tv l'avvio delle operazioni, ha detto che l'offensiva ha già raggiunto «risultati oltre le aspettative». Ma il generale Abdul Wahab al Saedy, che guida l'attacco, ha chiarito che per ora i suoi uomini hanno solo il compito di completare l'accerchiamento di Falluja. «Poi avanzeremo verso il centro», ha aggiunto l'alto ufficiale, assicurando che corridoi umanitari saranno lasciati aperti per permettere la fuga dei civili. In Yemen, infine, il doppio attentato suicida dimostra come i jihadisti di al Qaida e dell'Isis hanno rafforzato la loro capacità di azione a causa delle guerra civile che dal marzo del 2015 oppone il governo sostenuto dall'Arabia Saudita e i ribelli sciiti Houthi, vicini all'Iran, e che ha già provocato oltre 6.400 morti. Aden, la città presa di mira, è usata come capitale provvisoria dai governativi, mentre gli Houthi controllano la capitale Sanaa.
Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 19:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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