Russia, scontri ai cortei anti-Putin: oltre 1.600 fermati, anche Navalny

Sabato 5 Maggio 2018
Russia, proteste anti-Putin: fermi in molte città

La polizia russa torna a usare il pugno di ferro contro i dissidenti.

Almeno 1.600 persone sono state arrestate oggi in diverse città della Russia durante la manifestazione anti-Putin 'Per noi non è lo zar'. Tra i fermati anche 5 giornalisti e, ancora una volta, Alexiei Navalni. L'oppositore che ha organizzato i cortei è stato portato via con la forza dagli agenti, che lo hanno afferrato per le braccia e per le gambe mentre si trovava in piazza Pushkin, nel centro di Mosca, circondato dai suoi simpatizzanti. Adesso rischia l'ennesima condanna a 30 giorni di reclusione per violazione delle norme sulle manifestazioni di massa. Una risposta quella delle autorità russe su cui è intervenuta anche l'Ue sottolineando che gli arresti in Russia «minacciano le libertà fondamentali di espressione, associazione e assemblea». 
 
 

E chiedendo il «rilascio senza indugio dei manifestanti pacifici e dei giornalisti». Migliaia di persone sono scese in piazza contro il monopolio del potere detenuto da Vladimir Putin. Il leader russo, che ha in mano le redini del Paese dal 31 dicembre del 1999, lunedì si insedierà infatti ufficialmente per un quarto mandato da presidente, incarico che, salvo sorprese, ricoprirà fino al 2024. Putin ha stravinto le elezioni dello scorso 18 marzo aggiudicandosi oltre il 76% dei voti. Un trionfo da record che, a parte alcuni brogli, è da imputare principalmente al controllo quasi assoluto esercitato dal Cremlino sulla stampa, e soprattutto sulla tv, nonché alla propaganda di Stato che diffonde l'immagine di una Russia forte e circondata da nemici per compattare i russi attorno al loro «comandante in capo».

La maggior parte dei fermi si è registrata a Mosca, dove, secondo l'ong Ovd-Info, circa 700 persone sono state trascinate nelle camionette dalla polizia dagli agenti in assetto antisommossa. E tra i fermati ci sono anche cinque giornalisti. I dimostranti nel primo pomeriggio si sono radunati in viale Tverskaya e in piazza Pushkin urlando «Russia senza Putin» e «Putin ladro». Ma a contrastare i dissidenti questa volta, oltre alla polizia, c'era un gruppo di nazionalisti, schierato proprio ai piedi della statua del grande poeta Aleksandr Pushkin. Erano cosacchi in divisa paramilitare e attivisti del 'Movimento nazionale di liberazionè (Nod), una compagine guidata dal deputato del partito di Putin 'Russia Unità Ievgheni Fiodorov. I nazionalisti intonavano canzoni patriottiche e urlavano «Putin. Patria. Libertà». Una provocazione che ha causato qualche tafferuglio tra le due fazioni poco prima che la polizia iniziasse l'ondata di arresti provocando un confuso fuggi-fuggi tra i dissidenti. A Mosca, a San Pietroburgo, e in numerose altre città, le autorità non hanno dato il permesso di manifestare avvertendo che ci sarebbero state «conseguenze negative» per i dimostranti. Navalni ha replicato mettendo in guardia dalle «conseguenze negative della mancata partecipazione alle manifestazioni».

«Se rimarrete a casa, la banda criminale di Putin distruggerà il Paese e vi priverà del futuro», ha dichiarato l'oppositore a cui la candidatura alle presidenziali è stata impedita da guai giudiziari che molti ritengono di matrice politica. In Russia, chi scende in piazza contro il governo è ormai consapevole che rischia di finire dietro le sbarre. «Certo che ho paura di essere fermato - ci dice Mikhail, 24 anni - ma protesto lo stesso. Voglio una Russia dove ci sia libertà di riunione e di parola e la Costituzione sia rispettata. Non voglio essere suddito di uno zar».

Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 00:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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