«Regeni non l'abbiamo ucciso noi». L'Egitto respinge le accuse

Lunedì 8 Febbraio 2016
«Regeni non l'abbiamo ucciso noi». L'Egitto respinge le accuse
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L'Egitto smentisce con forza qualsiasi coinvolgimento dei suoi apparati nell'atroce morte di Giulio Regeni. «Abbiamo confermato ripetutamente che il signor Regeni non è stato imprigionato da alcuna autorità egiziana», ha sottolineato il ministro dell'Interno egiziano Magdi Abdel Ghaffar in una conferenza stampa tenuta nel blindatissimo quartier generale della Sicurezza nazionale al Cairo. 

«Sarebbe opportuno evitare di arrivare a conclusioni affrettate» o lanciare «accuse e insinuazioni ingiustificate e senza prove», ha detto da parte sua all'agenzia Ansa l'ambasciatore egiziano in Italia, Amr Helmy, sottolineando in sostanza la garanzia rappresentata dal pool di inquirenti italiani nel tentativo di «svelare la dinamica della morte» di Regeni e «punire i reali responsabili di questo atroce crimine».

«Respingiamo tutte le accuse e le allusioni», «deprimenti» per l'Egitto, «di un coinvolgimento della sicurezza», ha insistito il ministro nello smentire che il caso di Regeni sia trattato anche solo ipotizzando che il giovane fosse una spia. È stato «un atto criminale», ha assicurato Ghaffar, affermando che «gran parte» degli «apparati» egiziani si stanno concentrando su questo caso«. Ignorando poi le accuse mosse da attivisti egiziani e ong autorevoli come Amnesty International e Human Right Watch, il ministro ha negato che l' »apparato« egiziano sia coinvolto in violazioni di diritti umani e ha sostenuto anzi che »è conosciuto per la sua trasparenza«. Sul caso Regeni comunque, secondo Ghaffar »non bisogna precipitarsi ad evocare ipotesi senza prove«. Le indagini, ha avvertito, richiederanno tempo perchè tutte le ipotesi sono aperte e il dottorando di Cambridge aveva molti contatti in Egitto.

La giornata si era aperta con il monito del ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni il quale, su Repubblica, aveva ricordato che come italiani »non ci accontenteremo di verità presunte«. E il caso Regeni - che ha acquisito una dimensione mondiale - è entrato anche nelle conversazioni tra i presidenti Barack Obama e Sergio Mattarella, che si sono visti oggi alla Casa Bianca. I due presidenti ne hanno parlato al termine del loro incontro e, riferiscono fonti italiane, Obama ha confermato che gli Usa collaboreranno per la ricerca d ella verità. Inoltre, il caso potrebbe essere sollevato in incontri tra esponenti Usa e egiziani, secondo quanto scrive il New York Times, segnalando un'imminente visita del ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry a Washington, dove fra gli altri vedrà il segretario di Stato John Kerry. Quello su Regeni, per il Nyt, è »un altro segnale allarmante di abusi da parte della forze di sicurezza in un Paese dove detenzioni arbitrarie e torture stanno diventando sempre più comuni«. 

In serata il Dipartimento di Stato non ha voluto confermare l'apertura di questo fronte diplomatico ma ha avvertito che gli Usa »osservano« le indagini in corso »con la partecipazione degli investigatori italiani«. Già in agosto al Cairo funzionari americani avevano criticato la situazione dei diritti umani in Egitto sotto la presidenza di Abdel Fattah al-Sisi. L'amministrazione Obama aveva congelato - ma poi è tornata a concedere - 1,3 miliardi di dollari in aiuti militari per rafforzare questo baluardo anti-Isis nella regione.

 

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