Prigozhin morto: il golpe fallito, la pace finta e la vendetta due mesi dopo. Sangue per tenere il potere

Rimosso anche il generale Surovikin, considerato troppo vicino ai mercenari

Giovedì 24 Agosto 2023 di Marco Ventura
Prigozhin morto: il golpe fallito, la pace finta e la vendetta due mesi dopo. Sangue per tenere il potere

 Una vendetta servita tiepida, a due mesi esatti dalla marcia su Mosca dei mercenari Wagner, anche per il controllo della holding miliardaria che il suo padre-padrone, Yevgeny Prigozhin, aveva creato spaziando dal catering alla sicurezza, dalle guerre alle costruzioni, dalle miniere d’oro e diamanti in Africa ai giacimenti di petrolio in Siria.

Il segnale che la tenaglia stava per chiudersi sull’ex chef di Putin dato dagli esperti come un «morto che cammina», è arrivato lunedì con l’annuncio della destituzione di Sergej Surovikin, il generale più vicino ai Wagner, non a caso comandante in capo dell’Aeronautica.

Appena si è diffusa la notizia dell’abbattimento dell’aereo con Prigozhin, i blogger ucraini ne hanno messo in dubbio la morte, ipotizzando che fosse una messinscena dello stesso boss di Wagner, consapevole di avere ormai le ore contate.

Un modo per sparire e sottrarsi ai killer. «Quello che colpisce e appare anomalo è che Prigozhin viaggiasse sullo stesso aereo col braccio destro militare, Dmitry Utkin», commenta il professore di relazioni internazionali alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, Francesco Strazzari. «Due giorni prima, Prigozhin era apparso in un video dall’Africa, e ora si sarebbe trovato in volo con Utkin sulla Russia occidentale. Molti erano convinti, in realtà, che non potesse sopravvivere più di 6 mesi alla marcia del 24 giugno. Il messaggio dello Zar è molto chiaro su chi comanda in Russia». Insomma, il presidente Putin «non perdona queste cose» ha chiarito una fonte del Cremlino al giornale russo Meduza. «L’incidente aereo non è stato molto sorprendente perché dopo il tentato golpe di due mesi fa, Putin era arrivato alla conclusione che il capo del Gruppo Wagner non era più una persona gestibile e le armi non dovrebbero essere nelle mani di una persona inaffidabile».

 


I primi attacchi


Anche se per mesi Prigozhin, in prima linea a Bakhmut con le sue unità speciali, aveva tuonato contro il ministro della Difesa, Shoigu, e il capo degli Stati maggiori, Gerasimov, si era ben guardato dall’attaccare Putin e si era scagliato invece contro le élite moscovite e la gestione tecnico-militare della guerra, appellandosi allo Zar come istanza superiore. La svolta è arrivata con l’accusa, rivolta al Cremlino, di avere provocato un conflitto che non era nell’interesse della Russia, perché non c’era nessun pericolo di attacco ucraino, e poi con il passaggio del confine tra l’Ucraina occupata e la Russia nella regione di Rostov-sul-Don, e la marcia a giugno. Putin per la prima volta aveva a quel punto definito «traditori» i mercenari di Wagner.

Dialogo e polemiche


La mediazione del bielorusso Lukashenko è servita a fermare l’avanzata dei mercenari, e assicurare l’impunità in teoria dello stesso Prigozhin. L’ulteriore schiaffo, imperdonabile, lo ha sferrato Prigozhin al suo mentore Putin rifiutandosi di accettare, davanti a decine di ufficiali di Wagner convocati al Cremlino, la designazione del fedelissimo dello Zar, ex capo delle unità antiterrorismo dell’Interno, Andrei Troshev detto Sedoy (“Capelli grigi”) come nuovo responsabile di Wagner. Prigozhin aveva subito detto di no, caldeggiando la scelta di Utkin, il co-fondatore filonazista che sentiamo dire, nel primo video dalla Bielorussia postato sui canali social Wagner: «Questa non è la fine. È solo l’inizio della più grande opera del mondo che sarà realizzata molto presto. Benvenuti all’inferno!». Negli ultimi giorni, l’organizzazione si era concentrata sull’Africa, per la precisione in Mali, offrendosi anche di difendere i golpisti del Niger dal possibile attacco dei Paesi dell’Ecowas guidati dalla Nigeria. Insomma, Prigozhin continuava a essere una mina vagante, anzitutto agli occhi di Putin. Difficile immaginare che il ribelle potesse essere ucciso in Bielorussia. Lukashenko aveva garantito la sua incolumità. 
GLI SPOSTAMENTI
Nel frattempo, Prigozhin era stato segnalato diverse volte a San Pietroburgo nei suoi alberghi, e ripreso a stringere la mano a alti funzionari africani durante il vertice Africa-Russia con Putin. In una delle sue rare uscite pubbliche, Richard Moore, il capo del servizio segreto esterno del Regno Unito MI6, aveva detto di essere stupito di come Prigozhin, dopo tutto quello che aveva combinato, fosse ancora «vivo e libero», invitato a «prendere un tè» al Cremlino. «Queste sono cose misteriose perfino per me», aveva concluso. Fino all’ultimo, il canale Telegram di Wagner, Grey Zone, alimenta il mistero segnalando che nessuno avrebbe visto Prigozhin e Utkin salire sull’aereo, mentre un secondo aereo di Prigozhin sarebbe atterrato illeso a Mosca. In serata fa trapelare una sorta di conferma sul decesso e posta un video “inedito” con Prigozhin che visita un cimitero dei suoi «musicisti morti per la patria». E minaccia: «L’assassinio di Prigozhin avrà conseguenze catastrofiche. Chi ha dato l’ordine non capisce lo stato d’animo e il morale dell’esercito

Ultimo aggiornamento: 25 Agosto, 09:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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