Olanda al voto, Rutte contro Wilders: prima sfida sul futuro dell'Europa

Mercoledì 15 Marzo 2017 di Luigi Fantoni
Olanda al voto, Rutte contro Wilders: prima sfida sul futuro dell'Europa
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Il voto olandese sarà un test fondamentale per il futuro dell'Europa. Il primo, in attesa di quelli ancora più determinanti attesi in Francia (le presidenziali ad aprile) e in Germania (il rinnovo del parlamento nel 2018). Nessuno può dire cosa succederà oggi alle urne, perché ogni decisione è in mano a coloro che fino a ieri ancora dichiaravano di non aver deciso: il 60% dell'elettorato, secondo gli ultimi sondaggi, non sa per chi votare.

LE DUE OPZIONI
Sono 12,8 i milioni di elettori chiamati alle urne fra le 7,30 e le 21 per rinnovare i 150 seggi della Camera Bassa. Le opzioni sostanziali sono due: scegliere per la politica tradizionale, la continuità di un governo che ha ottenuto ottimi risultati soprattutto in campo economico; oppure rivolgersi al Pvv, il partito che rappresenta il populismo anti-Europa e anti-Islam. La campagna elettorale è stata presentata come una sfida tra il premier uscente Mark Rutte, liberale di destra che in caso di vittoria sarebbe al terzo mandato di governo, e il pittoresco Geert Wilders. Eppure il sistema elettorale olandese non prevede il maggioritario. Al contrario, si vota con un proporzionale puro, il che lascia pensare che se anche i populisti raggiungessero a sorpresa il traguardo storico di diventare il primo partito , comunque non avrebbero praticamente nessuna chance di formare un governo.

Il paesaggio politico che si presenta sulla scheda è molto variegato, con un numero di liste e di simboli mai registrato prima nei Paesi bassi: i partiti sono ben 28, un record. Ma nessuno di questi, almeno fra quelli di dimensioni maggiorn, è disposto ad allearsi con il Pvv. Le rilevazioni dell'ultimo periodo davano in testa il Vvd (il partito di Rutte) con poco più del 17% (tra 24 e 28 seggi), mentre il Pvv sarebbe più o meno al 14% (tra 20 e 24 eletti). Ma neanche il secondo posto è una sicurezza per il rosso Wilders, insidiato alle spalle dai democristiani del Cda (al 13%) e dai centristi del D66 liberal-progressisti (12%). Tra i protagonisti inaspettati di questa campagna elettorale c'è Jesse Klaver, trentenne leader degli ecologisti, detto il Justin Trudeau olandese per la sua somiglianza al leader canadese, sia fisica sia politica: per i sondaggi otterrebbe l'11% dei consensi. Un disastro invece i partiti della sinistra vera e propria, che a quanto pare potrebbero cedere molti elettori addirittura alla destra populista di Wilders: i radicali dello Sp non supererebbero il 10%, mentre i laburisti del PvDA (che attualmente fanno parte della coalizione di governo) sarebbero in caduta libera al 7%.

VOGLIA DI STABILITÀ
Lo scontro diplomatico di questi ultimi giorni con la Turchia secondo molti osservatori potrebbe aiutare Rutte a conquistare la riconferma. «La stragrande maggioranza degli olandesi preferisce sempre la stabilità. Qui la grande paura è quella dell'acqua che può sommergere tutto. La difesa psicologica è nella solidità di una diga» osserva Kai Wah, architetto cinquantenne con radici indonesiane come lo stesso Wilders.Ma resta sempre l'incognita di quel 60% di elettori indecisi. E dopo il precedente di Trump negli Stati Uniti, viene naturale pensare che il peso dei populisti nei sondaggi possa essere sottostimato.

 
Ultimo aggiornamento: 22:54

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