La rivelazione del cronista di gossip:
«Lady Diana ci passò i numeri
della famiglia reale per punire Carlo»

Venerdì 14 Marzo 2014 di Francesco Olivo
La rivelazione del cronista di gossip: «Lady Diana ci passò i numeri della famiglia reale per punire Carlo»
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​Per i giornalisti non ci potrebbe essere regalo pi gradito: una rubrica piena di numeri riservati, riservatissimi, quelli della royal family. Ma la notizia non è tanto che i cronisti gossippari avessero i telefoni diretti della famiglia reale inglese, quanto il nome della talpa che li ha passati sottobanco: Lady Diana.



A rivelarlo è stato uno di quelli che dell’insperato dono fece tesoro, l'ex corrispondente reale del News of The World, Clive Goodman, uno che sa che i dettagli contano: «Ho ricevuto la rubrica dalla principessa via posta nel 1992». La ricostruzione va presa con le molle, la fonte non è affatto neutra, tanto che oggi si ritrova a parlare da imputato nello scandalo intercettazioni del gruppo Murdoch (il News of the world è stato chiuso proprio per questa vicenda).



Ma perché Diana da vittima della stampa (fino alle estreme conseguenze) ne era diventata la più segreta confidente? Per ragioni strumentali, risponde Goodman, era alla ricerca di un «alleato» nel mondo dei giornali. «A quel tempo era in una situazione molto tesa col principe di Galles e si sentiva sopraffatta dalla gente attorno a lui», ha aggiunto il giornalista.



CARLO NEL MIRINO

L’obiettivo numero uno era ovviamente Carlo, quando i rapporti fra i due erano ormai deteriorati. Le date sono rivelatrici: le informazioni riservate risalgono al 1992, stesso anno della separazione. Goodman fu colpito dalla tenacia con la quale Lady D si volle sincerare che il giornalista avesse ricevuto la rubrica: «Mi ha telefonato per chiedermelo: voleva essere sicura di raggiungere il suo obiettivo». Nell’austero contesto della corte britannica il giornalista dice e non dice, lasciando con malizia buchi nella storia. Così, si può soltanto sospettare che gli scoop della tresca tra Carlo e Camilla siano stati agevolati da quel passaggio di informazioni.



Con tono compassato Goodman raccomanda di non sorprendersi più di tanto: Diana, secondo lui, intratteneva buone (a tratti ottime) relazioni con quel media system che qualche anno dopo finirà per ucciderla. E quei rapporti le furono anche utili. Quando i tabloid colpivano la famiglia reale a raccoglierne i frutti era soprattutto lei, per lo meno, in termini di immagine: da una parte le losche dinamiche di corte, dall’altra lei, angelica e schiacciata da un’etichetta che si faceva prigione. Anche i suoi amori finiti in copertina avevano il retrogusto della vendetta contro i Windsor. Non si fece scrupoli a usare i più pettegoli e beceri tabloid (in particolare il giornalista Andrew Morton) come strumento per far pubblicare notizie a lei favorevoli. Il vero significato di queste campagne di stampa erano chiare all'entourage di Carlo, il quale a suo volta cercò di sfruttare riviste e tabloid per togliere a Diana il ruolo di vittima, mettendo in risalto una presunta instabilità sentimentale di Diana.



Insomma una lotta senza quartiere giocata a colpi di copertine e di ricatti.

Oggi, forse, a corte è tutto più sereno, i giornali più aggressivi sono stati macchiati da scandali ancora peggiori di quelli che denunciavano. Ma certo quelle rubriche farebbero ancora comodo.
Ultimo aggiornamento: 10:27

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