Netanyahu accusa: «L'Iran mente. Vogliono produrre armi atomiche potenti 5 volte più di Hiroshima»

Lunedì 30 Aprile 2018
Netanyahu: «Nucleare, l'Iran mente: punta a 5 atomiche come Hiroshima»
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Israele accusa l'Iran: ha mentito sul nucleare e ha tenuto i documenti e le istruzioni per riaprire il programma di armamenti atomici. Le dichiarazioni del premer israeliano Benyamin Netanyahu arrivano mentre si avvicina la data del 12 maggio, quando gli Stati Uniti con ogni probabilità annunceranno l'uscita dall'accordo del 2015. Secondo molti analisti, tuttavia, l'annuncio del premier israeliano non rivela alcuna violazione concreta dell'intesa siglata fra Teheran e Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania sotto l'egida dell'Onu. Allo stato attuale inoltre l'Aiea non ha segnalato violazioni dell'accordo da parte di Teheran. 

«Mostrerò i dossier nucleari segreti dell'Iran. Si tratta di uno dei maggiori successi di intelligence che Israele abbia mai conseguito», ha affermato oggi Netanyahu in un atteso discorso sottolineando che «l'Iran ha mentito» sulla natura del suo programma nucleare e ha «intensificato gli sforzi» per nasconderlo dopo aver firmato l'accordo del 2015.





I servizi segreti di Israele sono riusciti a ottenere «55mila documenti relativi a progetti nucleari che includono fotografie che li incriminano», ha affermato il premier israeliano, secondo cui l'Iran «progettava fino al 2003 di fornirsi di armi atomiche e in particolare di arrivare a produrre un missile balistico abbastanza potente da caricare con cinque testate atomiche pari a quella che distrusse Hiroshima». Con i sui missili, ha detto ancora il premier israeliano, l'Iran può colpire a migliaia di chilometri di distanza. 

«L'accordo sul nucleare è basato su menzogne», ha insistito Netanyahu. «L'Iran ha mentito quando ha affermato di non aver avuto un programma per la produzione di ordigni nucleari. Anche dopo l'accordo - ha aggiunto - l'Iran ha continuato a proteggere e ad estendere le proprie conoscenze sulle armi atomiche, per uso futuro. L'Iran ha mentito ancora - ha affermato - nel 2015 alla Agenzia internazionale per l'energia atomica». 





«Sono sicuro che Donald Trump farà la cosa giusta» quando deciderà se gli Usa dovranno o meno restare nell'accordo sul nucleare dell'Iran, ha poi sottolineato Netanyahu nella suo messaggio. «La cosa giusta per gli Usa, la cosa giusta per Israele e per la pace nel mondo». Il premier ha poi detto che gli Stati Uniti, con cui sono state condivise le informazioni, hanno garantito «l'autenticità dell'archivio segreto ottenuto da Israele».

«Quello che è successo oggi e che è accaduto di recente mostra che ho avuto ragione al 100%», ha detto il presidente degli stati Uniti Donald Trump che ha definito una «situazione non accettabile» quella relativa al programma iraniano. «L'avrete visto, io l'ho visto in parte», ha aggiunto riferendosi all'intervento di Netanyahu. Sull'imminente scadenza di una sua decisione sull'accordo iraniano, Trump ha ripetuto: «Vedremo cosa succede. Non vi dico cosa farò ma in molti credono di saperlo».

L'Iran, dice in sostanza Israele, avrebbe continuato, con lo stesso personale e sotto lo stesso direttore, il suo programma segreto per cercare di produrre armi nucleari, anche dopo l'accordo del 2015. È questa la novità più importante che, secondo il primo ministro, emerge dall'enorme massa di documenti segreti di cui Israele sostiene di essere entrato in possesso. Il programma, condotto dal 1999 al 2003 sotto il nome di 'Amad' e diretto da Mohsen Fakhrizadeh, sarebbe chiamato ora Spnd. Anche l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) aveva affermato in passato che c'erano indizi credibili che la Repubblica islamica avesse condotto fino al 2003 esperimenti per cercare di sviluppare armi atomiche. Quanto al periodo successivo, aveva detto che la ricerca in tal senso avrebbe potuto essere continuata, ma su scala ridotta. Nessuna prova si ha invece su un programma segreto iraniano che sarebbe continuato dopo l'accordo del 2015.

La storia del programma nucleare iraniano è contrassegnata da diversi episodi sospetti che hanno contribuito a minare la fiducia della comunità internazionale sulle reali intenzioni di Teheran. Nel 2003, in particolare, l'Aiea venne a conoscenza di migliaia di centrifughe per l'arricchimento dell'uranio già installate nell'impianto di Natanz solo grazie a informazioni raccolte dai Mojaheddin del Popolo, il principale gruppo armato di opposizione al regime iraniano. Ciò nonostante Teheran fosse obbligata a fornire ogni informazione sulle sue attività come firmataria del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp). Anche l'esistenza dell'impianto di Fordow, situato sotto una montagna a una trentina di chilometri da Qom, venne rivelata nel settembre del 2009, molto tempo dopo l'avvio della sua realizzazione.

L'accordo del 2015 prevede la riduzione da 10.000 a 300 chilogrammi delle scorte iraniane di uranio arricchito (al livello massimo del 3,67%) negli impianti di Natanz e Fordow, i due siti impiegati appunto per questa attività. Le centrifughe usate per l'arricchimento dovevano essere ridotte da 19.000 a circa 6.000, di cui 5.000 a Natanz e 1.000 a Fordow, al solo scopo di ricerca. Per quanto riguarda un altro impianto sensibile, il reattore ad acqua pesante di Arak, l'Iran ha accettato di modificarlo per ridurre al minimo la produzione di plutonio.

Il ministro degli Esteri di Teheran Mohammad Javad Zarif ha preso in giro il primo ministro israeliano,a ncora prima di sentire le accuse, chiamandolo «il ragazzo che gridava al lupo».

Intanto, mentre crescono pericolosamente le tensioni tra Israele e Iran, una serie di terribili esplosioni ha scosso la notte scorsa due province nel nord della Siria dove diversi missili hanno colpito installazioni militari provocando decine di morti, forse anche iraniani. Come per diversi altri attacchi simili l'ipotesi che circola è che l'attacco sia stato compiuto da Israele, il quale però, come da prassi, non ha confermato né smentito. Le forze armate di Damasco hanno parlato di «una nuova aggressione» che ha colpito «alcuni siti militari nelle province di Aleppo e Hama», ma non ha fornito alcun dettaglio. Mentre l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) ha parlato di un attacco compiuto probabilmente da Israele che ha ucciso almeno 26 tra militari siriani e iraniani. Ma il bilancio sembra destinato ad aggravarsi, perché vi sono diversi dispersi e una sessantina di feriti, alcuni dei quali in gravi
condizioni.

In particolare, secondo l'Ondus, sarebbe stata colpita la base della Brigata 47, tra le province di Hama e Aleppo, che ospita un deposito di missili terra-terra e dove operano militari iraniani, come in diversi altri siti siriani. Alcuni
testimoni hanno parlato di esplosioni a catena provocate dal bombardamento, che avrebbero addirittura generato un terremoto di 2,6 gradi sulla scala Richter. Da parte iraniana, nessuna reazione ufficiale, mentre quelle ufficiose sono improntate a una certa confusione. Due agenzie, la Tasnim e la Mehr, hanno detto che non sono state colpite basi dove sono presenti consiglieri iraniani, e quindi non si registrano vittime tra le forze di Teheran. L'agenzia Isna, che inizialmente aveva parlato di 18 militari iraniani morti, ha diffuso in seguito una nuova versione dello stesso articolo in cui non si fa cenno a vittime tra i soldati di Teheran.

In un primo momento il quotidiano governativo siriano Tishrin aveva affermato che nel bombardamento erano stati impiegati nove missili lanciati da basi anglo-americane in Giordania. Una ricostruzione che però non è stata proposta da nessun'altra fonte. L'attacco è avvenuto alle 22:30 di ieri ora locale (le 21.30 ora italiana), dopo che Netanyahu aveva ricevuto il segretario di Stato americano Mike Pompeo e aveva avuto un colloquio al telefono con il presidente Donald Trump. Pompeo aveva detto che gli Usa «sono con Israele nella lotta» per impedire all'Iran di consolidare le sue posizioni in Siria, dove ha inviato migliaia di militari e miliziani lealisti nei sette anni di guerra civile.

Il 9 aprile scorso in un analogo bombardamento contro un'altra base siriana, la T4, nella provincia di Homs, sette militari iraniani erano rimasti uccisi. Anche in questo caso Israele non ha risposto alle accuse di Siria, Iran e Russia di avere compiuto il bombardamento, al quale Teheran ha promesso di reagire. Oggi, senza fare riferimento esplicito all'attacco della scorsa notte, la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, ha affermato che è passato il tempo in cui i nemici dell' Iran potevano fare operazioni «mordi e fuggi». Chi entrerò in conflitto con Teheran, ha aggiunto, «sarà colpito più volte».

L'attacco, nota il sito Times of Israel, è «un messaggio coordinato fra Israele e Stati Uniti» per chiarire a Mosca che non verrà accettata un'ampia presenza militare iraniana in Siria.


 

Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 16:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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