Australia, violentato in adolescenza diventa un assassino: esce dal carcere dopo 42 anni con un cancro terminale

Lunedì 15 Febbraio 2016 di Federica Macagnone
Australia, violentato in adolescenza diventa un assassino: esce dal carcere dopo 42 anni con un cancro terminale
Strappato dalle sue radici, molestato sessualmente in tenera età, “ragazzo di vita” in adolescenza. Poi gli omicidi e 42 interminabili anni di carcere conclusi con una sentenza di morte: un cancro all'esofago allo stato terminale. È stata una vita distrutta quella di Robert Veen, oggi 60 anni, di Bourke, in Australia, che ha trascorso quasi due terzi della sua vita dietro le sbarre. Oggi la sua esistenza è un puzzle da ricomporre in attesa che il male gli strappi l'ultima speranza rimasta: riuscire a conoscere la sua famiglia di origine, quella alla quale è stato sottratto in tenera età per essere affidato a una famiglia che lo ha cresciuto con amore, prima di essere consegnato a una vita d'inferno.

Robert era solo un bimbo quando venne strappato ai suoi genitori aborigeni che vivevano a Bourke per essere dato a una famiglia di Albury. «I miei primi ricordi sono con loro – ha raccontato alla ABC – Erano belle persone e sono cresciuto bene. Ho amato lo sport, soprattutto la corsa, il nuoto e il calcio». Un'esistenza serena fino agli 11 anni, quando tre uomini lo trascinarono in un'auto all'uscita da scuola e lo violentarono.

«Credo che in quel momento stessero cercando qualcosa e mi è capitato di essere lì al momento sbagliato – ha raccontato Robert – Ho perso ogni speranza, la fede. Quello è stato il punto di svolta». Da quel momento la sua vita è stata una discesa negli inferi. Invece di andare a scuola, con un amico passava le giornate in riva al fiume fino a quando quelle assenze ingiustificate non gli assicurarono un posto al Kinchela Boys Home, un istituto per bambini aborigeni affidati a famiglie bianche che avrebbe dovuto favorire il processo di integrazione, ma è tristemente conosciuto per le punizioni brutali e gli stupri che si consumavano tra quelle mura: tra il 1924 e il 1970, tra i 400 e i 600 ragazzi furono ospitati in quella struttura degli orrori. Robert era uno di loro. «C'erano un sacco di stupri – ha ricordato - In particolare il sovrintendente molestava tutti. Oltre agli abusi sessuali le punizioni erano terribili. Mi ricordo le docce fredde alle 3 del mattino. Un incubo».

Dopo otto mesi lì dentro, la vita di Robert è cambiata per sempre: sin dall'età di 14 anni ha iniziato a vivere da solo per strade di Sydney. Mangiava una volta a settimana, beveva troppo e ben presto finì per prostituirsi per sopravvivere. «L'odio dentro di me stava montando ogni giorno di più» ha raccontato. Odio che ben presto si è trasformato in furia omicida.

Era il 1975 quando commise il primo omicidio: a una festa vide due bambini di 11 e 12 anni in mutande e credette che fossero stati abusati. Quando un uomo entrò nella stanza lo pugnalò a morte.
Condannato per omicidio colposo, rimase per 8 anni dietro le sbarre prima di tornare in libertà. Appena in tempo per compiere un altro omicidio che aveva le stesse caratteristiche del primo: questa volta la sua vittima era un uomo, un suo cliente, uno di quelli che avevano approfittato di lui per pochi spiccioli.

Finito in carcere, condannato all'ergastolo, è rimasto dietro le sbarre per 42 anni fino a quando un medico gli ha comunicato che le sue speranze di vita erano ridotte al minimo: un cancro all'esofago allo stadio terminale lo sta devastando. «Ho 60 anni e ne ho passato 42 in prigione. Nessuno degli uomini che mi ha abusato è mai stato condannato – ha concluso - Adesso l'unica cosa che voglio fare prima di morire è tornare a Bourke dove sono nato, vedere se lì ci sono ancora miei parenti. Solo allora avrò pace».

 
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