Migranti, il patto a sei: «Fare di tutto per difendere i confini». Cooperazione tra intelligence per smantellare le fabbriche dei barconi

A Granada vertice ristretto tra Meloni, Macron, von der Leyen, Sunak, Rama e Rutte. Prevista la cooperazione tra intelligence per smantellare le fabbriche dei barconi

Giovedì 5 Ottobre 2023 di Francesco Malfetano
Migranti, il patto a sei: «I confini vanno difesi». Cooperazione tra intelligence per smantellare le fabbriche dei barconi

«Whatever is necessary». Fare tutto ciò che è necessario per combattere i trafficanti di essere umani, compreso distruggere le fabbriche dei barchini con cui attraversano il mar Mediterraneo o il canale della Manica. È il motto di quasi draghiana memoria con cui ieri, per bocca del primo ministro inglese Rishi Sunak, è stata di fatto varata una nuova task force internazionale anti-trafficanti. L’inedito formato, che mira a passare «dalla diagnosi alla cura» del problema, è la concretizzazione di un’idea maturata al G20 di Nuova Delhi dallo stesso Sunak e da Giorgia Meloni. Entrambi alle prese con centinaia di sbarchi ogni mese, hanno deciso di fare fronte comune creando una piattaforma di dialogo - allargata non solo ai Paesi europei ma anche fuori dall’Unione - per sviluppare iniziative congiunte contro il traffico di esseri umani. 
E quindi ecco che ieri, a margine della riunione della Comunità politica europea organizzata a Granada dalla presidenza spagnola, i due hanno incontrato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il francese Emmanuel Macron, l’olandese Mark Rutte e l’albanese Edi Rama, dando vita ad una sorta di “patto a sei” per mettere in campo azioni concrete e coordinate contro il traffico di esseri umani.

Buoni propositi operativi messi nero su bianco in un documento da 8 punti che vanno dall’azione «robusta» contro i trafficanti ad un maggiore supporto ai Paesi partner, all’Oim e all’Unhcr per l’assistenza ai migranti nei rimpatri fino al sostegno ai paesi nordafricani per la protezione delle frontiere e contro gli ingressi.

L’azione

Il primo passo, spiegano però fonti italiane che hanno seguito da vicino il dossier, sarà intensificare lo scambio di informazioni tra le rispettive intelligence, implementando la collaborazione con le autorità giudiziarie e sancendo nuovi accordi di collaborazione con i Paesi di origine e transito. Nello specifico si lavora per costruire un database che contenga dettagli sulle aree di partenza delle carovane dei trafficanti e su quelle di produzione dei barchini. Proprio queste fabbriche infatti rappresentano uno degli obiettivi principali dei sei leader. 
Al contrario nel corso dell’incontro, secondo fonti diplomatiche, non ci si è soffermati sul cosiddetto “modello Ruanda” per i rimpatri attuato da Sunak (e apprezzato da Meloni) ma giudicato illegale dalla Corte d’appello di Londra. Né, allo stesso modo, sarebbe stato affrontata la questione delle Ong. Eppure tra le assenze al summit ristretto tenuto prima di una cena con tutti i leader nella scenografica cornice dell’Alhambra, a spiccare è stata proprio quella del tedesco Olaf Scholz. Oltre, ovviamente, a quella del padrone di casa Pedro Sanchez: gli spagnoli infatti non avrebbero gradito l’iniziativa, dato che il tema dei migranti non era nell’agenda della Cpe di ieri ma in quella del Consiglio Ue informale che si terrà a Granada oggi. «Ma gli spagnoli naturalmente erano informati e invitati. Il formato è aperto a chiunque voglia partecipare» assicura la delegazione italiana.

La dimensione esterna

In ogni caso quest’oggi la discussione sulla questione migratoria proseguirà, non senza intoppi e non solo sulla dimensione esterna più cara a Meloni («Bisogna correre di più» ha detto). Il premier polacco Mateusz Morawiecki ha infatti già ribadito che intende «porre un veto duro» sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo sbloccato mercoledì dopo il passo indietro di Berlino sulle Ong e la successiva intesa con Roma. Una partita in cui il polacco cerca nuovamente di coinvolgere l’Italia. Tant’è che, spiegano fonti diplomatiche, sul tavolo degli italiani c’è la richiesta di un faccia a faccia con Meloni (leader di Ecr, la famiglia europea dei conservatori di cui fanno parte entrambi), al pari dell’altro leader che si oppone alla riforma, l’ungherese Viktor Orban. 
Contatti che sembrano plastica dimostrazione della centralità italiana nella partita. Centralità rimarcata peraltro dalla stessa premier all’arrivo a Granada. «Abbiamo dimostrato che siamo tutt’altro che isolati in questa trattativa» la risposta della premier ai cronisti che chiedevano dell’intesa con Berlino. Infine la premier ha promesso immediati passi avanti sul cosiddetto Piano Mattei. «Siamo a un punto d’arrivo con una norma sulla governance (sul testo è al lavoro il sottosegretario Alfredo Mantovano ndr) che a novembre presenterò naturalmente in Parlamento», in tempo per l’attesa conferenza Italia-Africa in programma per i primi giorni di novembre.

Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 07:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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