Migranti, la Corte Ue: «Ok a snellire le procedure di asilo per l'Italia»

Mercoledì 26 Luglio 2017
Migranti, la Corte Ue: «Ok a snellire le procedure di asilo per l'Italia»

Ok della Corte Ue a snellire le procedure per l'asilo in Italia. Il richiedente, affermano i giudici, non va necessariamente sentito una seconda volta, se nella prima fase gli è stata «offerta la possibilità di essere ascoltato di persona; il verbale del colloquio sia confluito nel fascicolo del Tribunale; il Tribunale abbia sempre la facoltà di procedere ad una nuova audizione se necessario». La sentenza riguarda un'impugnazione al Tribunale di Milano, contro un no della Commissione Territoriale a riconoscere l'asilo.

Il caso riguarda in particolare un cittadino del Mali arrivato in Italia nel 2015 e richiedente asilo. Nel 2016, la Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale presso la Prefettura di Milano (fase amministrativa), aveva respinto la richiesta dell'uomo, poiché «aveva rilevato l'esistenza di ragioni meramente economiche alla base della richiesta e l'inesistenza di probabili rischi di persecuzione» (fase amministrativa). Il migrante aveva perciò impugnato il rifiuto dinanzi al Tribunale di Milano (fase giurisdizionale), che aveva ritenuto la richiesta di asilo del maliano «manifestamente infondata nel merito, essendo chiaramente accertato che egli l'aveva presentata mosso soltanto dalla propria condizione di estrema povertà». In questo contesto, il Tribunale di Milano aveva chiesto alla Corte Ue, in via pregiudiziale, se, in base al diritto europeo il Tribunale possa decidere immediatamente - come previsto dal diritto italiano in un caso del genere - oppure se debba comunque procedere a una nuova audizione del richiedente asilo.

Nonostante l'aspetto straordinario della crisi migratoria sulla rotta dei Balcani, nella sentenza la Corte Ue stabilisce che per l'esame delle richieste di asilo è competente lo Stato d'ingresso e non quello in cui la richiesta è presentata, in applicazione del regolamento di Dublino. In questo caso, è la Croazia a dover «esaminare le domande di protezione internazionale delle persone che hanno attraversato in massa la sua frontiera nel 2015-2016».

Un richiedente asilo arrivato in un Paese ma che presenta la sua domanda in un altro Stato dell'Ue può impugnare in giudizio la richiesta di ritrasferirlo nel Paese d'arrivo, se questa non è presentata entro tre mesi, ossia i termini previsti dal regolamento di Dublino. Lo ha sancito la Corte di giustizia Ue in una causa intentata da un eritreo sbarcato in Italia e poi passato in Germania, dove ha chiesto asilo. Berlino ne aveva chiesto il trasferimento ma, appunto, solo dopo la scadenza dei tre mesi. La Corte ha accolto il parere dell'avvocato generale formulato in tal senso lo scorso 20 giugno.

Il commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos ha spiegato che a giugno il ritmo delle "relocation" dei migranti nell'Ue ha raggiunto livelli record con mille trasferimenti dall'Italia e oltre duemila dalla Grecia.

Secondo i dati, i ricollocamenti effettuati ad oggi, sono in totale 24.676, di questi 16,803 dalla Grecia e 7.873 dall'Italia.

Ultimo aggiornamento: 15:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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