Migranti, Kurz contro la Ue: «Costringere ad accettarli non aiuta»

Domenica 24 Dicembre 2017
Migranti, Kurz contro la Ue: «Costringere ad accettarli non aiuta»
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«Costringere i Paesi ad accogliere i rifugiati non aiuterà l'Europa». Lo ha affermato il neo cancelliere austriaco Sebastian Kurz alla guida di una coalizione di destra e ultradestra in un'intervista al quotidiano tedesco Bild am Sonntag, opponendosi alle quote Ue per la ripartizione del migranti. «Se continuiamo così divideremo l'Unione europea e gli Stati membri decideranno ognuno per conto proprio quante persone accogliere», ha aggiunto.

Le discussioni sulle quote sono in larga parte prive di senso, ha aggiunto Kurz perché «i migranti che intendono venire in Europa non vogliono andare in Bulgaria o Ungheria, bensì in Germania, Austria o Svezia». Kurz ha poi proposto all'Ue di sostenere una politica che aiuti i migranti nei loro Paesi di origine. Ad opporsi al sistema di ripartizione deciso da Bruxelles i Paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia). 

Per Sebastian Kurz, nuovo cancelliere austriaco, la ripartizione degli immigrati che hanno raggiunto l'Europa secondo quote fisse da imporre ai paesi Ue è un errore. In un'intervista pubblicata dalla Bild am Sonntag, Kurz - a capo di una coalizione tra il suo partito conservatore e il populista di destra Fpoe - si dice convinto che «obbligare gli stati ad accogliere rifugiati non porterà nulla all'Europa».«Se continuiamo su questa strada divideremo ancora di più l'Unione Europea. Gli stati membri dovrebbero decidere da soli se vogliono accogliere persone, e quante».

Per Kurz il dibattito sulle quote è senza senso, «posto che i migranti che si mettono in strada verso l'Europa non vogliono andare in Bulgaria o Ungheria. Vogliono andare, principalmente, in Germania, Austria o Svezia». Per il cancelliere austriaco è necessario correggere urgentemente la politica migratoria e dei rifugiati della Ue: «il confine che separa asilo e migrazione economica è attualmente del tutto labile». Si tratta di aiutare le persone nei rispettivi paesi di origine. E quando questo non è possibile, negli stati ad essi confinanti. «E se neanche questo è possibile allora all'interno di territori sicuri nei rispettivi continenti. Questo dovrebbe avere l'appoggio dell'Ue, forse anche essere organizzato dall'Ue e garantito militarmente».

Infine si potrebbe stabilire sul posto quanti potranno venire in Europa: «Tuttavia non possiamo continuare ad accogliere chi riesce ad arrivare illegalmente grazie ai trafficanti di uomini».


 
Ultimo aggiornamento: 26 Dicembre, 09:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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