May, il governo è in bilico: «Vi tirerò fuori dai guai». La Regina rinvia il discorso

Martedì 13 Giugno 2017 di Cristina Marconi
May, il governo è in bilico: «Vi tirerò fuori dai guai». La Regina rinvia il discorso
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LONDRA Che il problema sia far asciugare l’inchiostro sulla pergamena o fare in modo che sia l’inchiostro che la pergamena non vadano sprecati con un discorso inutile, sta di fatto che il Queen’s Speech con cui tradizionalmente la regina presenta l’attività del governo potrebbe non tenersi il 19 giugno come previsto. La situazione politica britannica all’indomani delle elezioni è sempre più fluida mentre la premier Theresa May, uscita politicamente ferita a morte dalle elezioni di giovedì scorso, sta cercando di recuperare abbastanza consensi da non essere disarcionata subito da Downing Street e poter portare avanti alcune delle politiche contenute nel manifesto elettorale, tra cui la Brexit.

L’INTERVENTO
Rivolgendosi ai deputati del suo partito, il cosiddetto comitato 1922, la May si è scusata per il risultato catastrofico delle elezioni, in cui il partito è sceso da 331 a 318 seggi, al di sotto della soglia dei 326 necessari per avere una maggioranza, e ha promesso: «Vi porterò io fuori dai guai nei quali vi ho messo». Sebbene l’accoglienza non sia stata delle migliori – tradizionalmente il comitato batte i palmi sul tavolo all’arrivo del premier e questa volta il suono non è stato dei più fragorosi – alla fine di un intervento la May ha avuto tre standing ovation per la maniera pragmatica con cui si è rivolta ai deputati. E Boris Johnson, ministro degli Esteri sospettato di aver iniziato già nel weekend le grandi manovre per succedere alla May, ha definito «formidabile» la performance della May al comitato e sempre su Twitter ha aggiunto: «Una sola squadra va avanti insieme per il Regno Unito». Nella serata di domenica Johnson aveva inviato ai suoi colleghi un messaggio, fatto trapelare alla stampa, in cui sottolineava il bisogno di «stare dietro alla May», che ha vinto più voti di quanti il partito ne abbia presi dai tempi di Margaret Thatcher, stroncando la narrativa secondo cui il Labour di Jeremy Corbyn avrebbe vinto le elezioni.

Parole apparentemente concilianti, in netto contrasto con quelle di altri esponenti del partito come l’ex cancelliere George Osborne, diventato direttore del diffusissimo quotidiano gratuito della sera Evening Standard, in cui ieri sera si leggeva che «la tragedia è che il Regno Unito è arenato da una leadership debole» e che il potere non è più nelle mani della May, bensì del governo. In attesa che si chiariscano gli schieramenti, nessuno vuole una nuova elezione all’interno del partito e per molti ministri il tema della Brexit è troppo importante e legato alla figura di Theresa May per liberarsene. Ma i problemi restano, perché il responso delle urne indicherebbe uno scontento popolare nei confronti della Brexit come la intende la May, che infatti nel suo nuovo governo ha fatto attenzione a riservare alcuni ruoli chiave agli europeisti del suo partito. Lunedì prossimo inizieranno i negoziati tra il ministro per la Brexit David Davis e il negoziatore capo della Commissione europea, Michel Barnier.

Per lo stesso giorno è previsto che la regina Elisabetta II vada in Parlamento per il suo discorso tradizionale, quello in cui fondamentalmente legge quello che il governo intende fare nella legislatura, ma per tutta la giornata di ieri si sono rincorse voci di un rinvio, la cui motivazione ufficiale ha fatto strabuzzare gli occhi a tutto il paese: il discorso viene scritto su una speciale pergamena, che non sarebbe fatta di pelle di capra né di vitello, e l’inchiostro ci metterebbe alcuni giorni per asciugarsi. Dovendo contenere i risultati del compromesso raggiunto con i nordirlandesi unionisti del Dup, occorre che il negoziato, tutt’altro che facile, raggiunga risultati abbastanza soddisfacenti e potenzialmente duraturi da poter essere sottoposti alla regina. E questo, per il momento, è tutt’altro che acquisito.
 

Ultimo aggiornamento: 15:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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