Iran, Rohani eletto presidente per la seconda volta: «Rafforzeremo i legami internazionali»

Sabato 20 Maggio 2017
Rohani
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Hassan Rohani è stato eletto per la seconda volta al primo turno presidente dell'Iran. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno di Teheran, Abdolreza Rahmani Fazli, che ha dichiarato Rohani ufficialmente eletto. In base ai risultati finali, il presidente ha ottenuto il 57% dei voti, aggiudicandosi così la vittoria al primo turno.

A Rohani sono andate 23.549.616 preferenze, su un totale di 41.220.131 voti validi. Il suo avversario diretto, il conservatore Ebrahim Raisi, ha ottenuto 15.786.449 preferenze, pari al 38,5% dei voti. All'altro candidato conservatore, Mostafa Mirsalim, sono andate invece 478.215 preferenze, mentre all'altro candidato riformista, Mostafa Hashemi Taba, che chiesto ai suoi sostenitori di votare Rohani, sono andati 215.450 voti.

«L'Iran è disponibile a rafforzare e ad ampliare i legami internazionali in tutti i campi», ha detto Rohani, nel suo primo messaggio dopo la rielezione, trasmesso dalla tv pubblica Irib.
Rohani ha ringraziato «la nazione iraniana per la massiccia partecipazione alle elezioni presidenziali», rimarcando che la Repubblica islamica è ora «pronta a difendere gli interessi del Paese nell'interazione con il mondo».


«Il vincitore delle elezioni è il popolo iraniano che, con l'Istituzione islamica, è riuscito a conquistare la fiducia di questa grande nazione, nonostante le trame e gli sforzi dei nemici». Così la Guida suprema dell'Iran, ayatollah Sayyed Ali Khamenei, ha ringraziato i cittadini con un messaggio nel quale sottolinea la partecipazione «massiccia ed epica» alle elezioni.​

Tutto il mondo conosce ormai Hassan Rohani, il religioso dal sorriso rassicurante che ha riportato l'Iran al dialogo e al rispetto internazionale. Con lui, considerato un moderato riformista, si è schierato nuovamente il popolo iraniano, eleggendolo per la seconda volta alla presidenza con largo margine. Una fiducia che gli permetterà di continuare l'intenso lavoro di diplomazia che ha portato all'accordo sul nucleare del 2015 e alla conseguente fine delle sanzioni dal gennaio 2016.

Rohani è nato 68 anni fa a Sorkheh, nella provincia di Semnan. Entrato a 14 anni nel seminario di Semnan, proseguì il percorso nel seminario di Qom, affiancando agli studi religiosi quelli universitari che lo portarono a laurearsi in giurisprudenza a Teheran, ottenendo successivamente una specializzazione all'Università di Glasgow. Più volte in carcere come oppositore dello Scià, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, andò in esilio raggiungendo Khomeini a Parigi. Il suo percorso politico al rientro in Iran, con la rivoluzione del 1979, lo ha portato a ricoprire vari incarichi, tra i quali quelli di componente del Consiglio per il discernimento e di vice presidente del Parlamento (Majlis). Segretario del Consiglio supremo della sicurezza nazionale dal 1989 al 20015, Rohani si fece notare dall'Occidente nella veste di capo del gruppo di negoziatori sul programma nucleare iraniano. E forse è stata proprio quella esperienza a portarlo, da presidente, a concludere con successo l'accordo del 2015. Messo in disparte durante la presidenza di Mahmoud Ahmadinejad, Rohani riuscì nel 2013 nell'impresa di diventare presidente al primo turno, contro ogni previsione della vigilia. In quattro anni è riuscito ad aprire il Paese al mondo, costituendo nel contempo una garanzia per il sistema degli ayatollah grazie al suo curriculum che lo pone tra i fondatori della Repubblica islamica.

Ritenuto molto vicino a Akbar Hashemi Rafsanjani, vero regista della politica iraniana scomparso nel gennaio scorso, Rohani ha tenuto a ricordarlo anche in questa campagna elettorale. Tanto che, in alcuni volantini, un evanescente ritratto di Rafsanjani compariva simbolicamente dietro al volto di Rohani. La sua rielezione sembra una sorta di sigillo che il popolo iraniano ha messo alla politica fondata sul dialogo, la pace e la diplomazia, compresa la difficile apertura avviata quest'anno nei confronti di alcuni Paesi arabi del Golfo. Una politica che, nei prossimi quattro anni, potrebbe traghettare definitivamente l'Iran verso una nuova era e garantire nuovi equilibri.
Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 21:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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