Legislative Francia, trionfo di Macron al primo turno: En Marche supera il 32%

Domenica 11 Giugno 2017
Macron (Ansa)

Boom del partito En Marche! del presidente Emmanuelle Macron, nettamente in testa alle legislative francesi con il 32,6% e soprattutto, secondo le proiezioni dell'istituto Elabe per Bfm-tv, con un bottino in seggi che va da 415 a 445. Una maggioranza schiacciante visto che l'Assemblée Nationale ha in tutto 577 deputati.

Le proiezioni sanciscono il tracollo sia dei socialisti, sia del Front National. En Marche è seguito dai Republicains con il 20,9 (80-100), poi dal Front National con il 13,1% (1-4), dalla France Insoumise (sinistra radicale) con l'11% (10-20) e dal Partito socialista con il 9% (30-40). Il partito di Marine Le Pen, che considerava un risultato negativo non arrivare a 15 deputati per poter formare un gruppo parlamentare, ne otterrebbe fra 1 e 4.

Il Partito socialista ha realizzato il peggior risultato della sua storia e potrebbe ottenere soltanto fra 20 e 35 seggi all'Assemblea nazionale. Jean-Christophe Cambadelis, il segretario, ha ammesso la sconfitta «senza precedenti» e ha lamentato l'avvento di un Parlamento «quasi senza opposizione».  

Secondo le prime proiezioni diffuse dall'istituto Elab per Bfmtv, l'astensione è del 50,2%. Un record nella storia della Quinta Repubblica. 

Le proiezioni sono state accolte con un'esplosione di gioia nel quartier generale di En Marche!. Gli elettori hanno «espresso la loro volontà di portare all'Assemblea Nazionale una maggioranza ampia e coerente», ha detto la presidente ad interim di En Marche, Catherine Barbaroux, rivolgendosi ai militanti nella sede del partito a Parigi. «Domenica prossima vi invito a riunirvi, per confermare e amplificare il vostro voto del primo turno in favore dei candidati della République en Marche», ha aggiunto. ​

Macron è «felice» e «al lavoro» dopo i risultati: lo ha detto il portavoce del governo, Christophe Castaner, a France 2.

«Non è sano né auspicabile che un presidente che è passato con solo il 24% al primo turno delle presidenziali e che ha vinto solo per il rifiuto dell'estrema destra, benefici del monopolio della rappresentazione nazionale. Sarebbe una contraddizione democratica che peserebbe su tutti gli atti del suo quinquennato», ha detto il segretario del Partito socialista, Jean-Christophe Cambadelis, eliminato al primo turno (era candidato nella 16esima circoscrizione di Parigi). Se la maggioranza assoluta di En Marche sarà amplificata al secondo turno, «non ci sarà una vera opposizione, sarà un parlamento senza un vero potere di controllo, senza un dibattito democratico degno di questo nome», ha aggiunto. 

Anche Benoit Hamon, candidato socialista alle presidenziali dopo aver vinto le primarie, è stato eliminato fin dal primo turno nella circoscrizione delle Yvelines, vicino a Parigi. Lo ha annunciato egli stesso. Hamon aveva vinto le primarie socialiste affermando di voler instaurare in Francia il «reddito universale».

Stessa sorte per il segretario del Front National, Nicolas Bay, nella sesta circoscrizione della Seine-Maritime, dove ha ottenuto solamente il 22,78%.
«I francesi non hanno mostrato alcun entusiasmo, siamo di fronte a un'astensione catastrofica», ha detto la leader del Front National, Marine Le Pen ai suoi militanti, puntando il dito contro «un sistema elettorale che esclude milioni di elettori». «Siamo presenti in numerosi ballottaggi» e «abbiamo una riserva di voti considerevoli», ha aggiunto Le Pen nel suo feudo di Hénin-Beaumont, nel nord della Francia, lanciando «un appello a tutti i patrioti ad andare alle urne domenica prossima per consentire l'elezione di un massimo numero di nostri deputati».

Le Pen, nella circoscrizione del nord in cui ha fallito due volte l'elezione in passato, affronta in posizione di forza (45%) il ballottaggio contro l'avversaria di En Marche!, Anne Roquet. L'avversaria di Marine Le Pen ha ottenuto circa il 20%.

La Francia è tornata alle urne per le legislative a poco più di un mese dal voto per l'Eliseo. Il ballottaggio è previsto il 18 giugno. Un appuntamento decisivo, che chiude il processo elettorale iniziato il 23 aprile scorso con il primo turno delle presidenziali. Schierati quasi 8mila candidati ad un seggio parlamentare.

Come si vota per le legislative? Il voto per il rinnovo dell'Assemblea nazionale è organizzato per circoscrizioni, 577 in tutto, 11 delle quali all'estero, che esprimono i 577 deputati della camera. Ogni elettore fa capo a una circoscrizione - a sua volta spesso nata dalla suddivisione di un dipartimento - all'interno della quale si affrontano candidati di tutte le formazioni politiche che sono riuscite a presentarne uno.

Si vota secondo un sistema uninominale maggioritario a doppio turno. La circoscrizione può andare ad un solo candidato, quello che ha ottenuto una maggioranza dei voti e che conquista il seggio a nome della sua formazione politica. Esistono regole di qualificazione precise: un candidato può vincere fin dal primo turno se ottiene il 50% dei voti espressi che rappresentino almeno il 25% degli aventi diritto. Diversamente dalle presidenziali, risulta dunque determinante il tasso di astensione. Se nessun candidato soddisfa queste condizioni, viene organizzato un secondo turno: la regola per qualificarsi non è quella di ottenere uno dei due primi risultati ma di ottenere i voti di almeno il 12,5% degli aventi diritto. Può dunque accadere che vi siano tre, quattro candidati al secondo turno. Vince tra loro chi arriva primo.

L'obiettivo dei partiti è quello di ottenere almeno 289 deputati (quindi vincere in 289 circoscrizioni) per aver la maggioranza assoluta all'Assemblea nazionale e potere così applicare il programma senza dover negoziare con le altre formazioni politiche. Dal 2002 l'astensione alle legislative continua ad aumentare e nel 2012 ha raggiunto il doppio di quelle delle presidenziali. Eppure, un presidente eletto non può muoversi senza avere una maggioranza all'Assemblea nazionale. Secondo la costituzione è il governo a decidere la politica del paese e l'assemblea a votare le leggi. Se una maggioranza di deputati appartiene ad una famiglia politica diversa da quella del presidente il governo avrà lo stesso colore politico dell'assemblea e la politica attuata sarà quella della maggioranza parlamentare e non quella del capo dello stato. Questo è accaduto con le tre coabitazioni (1986-88, 1993-95 e 1997-2002).

Per evitare il rischio che il potere si configuri in questo modo, Jacques Chirac e Lionel Jospin hanno voluto riformare il mandato del presidente della Repubblica per allinearlo alla durata del mandato dei deputati. Prima del 2002 le elezioni legislative si svolgevano durante il settennato e facevano correre il rischio di perdere la maggioranza parlamentare. Dal 2002, l'elezione dei deputati si tiene subito dopo le presidenziali e ha sistematicamente garantito, finora, una maggioranza assoluta al neoeletto presidente. 

Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 18:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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