Emergenza migranti, nuove regole in mare: retromarcia delle Ong

Lunedì 31 Luglio 2017 di Cristiana Mangani
Emergenza migranti, nuove regole in mare: retromarcia delle Ong
Una metà, forse qualcuna in meno, ma difficilmente tutte le Organizzazioni non governative riusciranno a trovare un accordo con il ministero dell'Interno. Oggi pomeriggio l'ultima chiamata per l'approvazione del Codice di condotta. Ma sembra quasi certo che delle nove Ong invitate al tavolo delle trattative, diverse decideranno di rimanerne fuori. E questo comporterà l'applicazione di possibili «misure» da parte delle autorità italiane. Di che tipo ancora non è chiaro. Di certo, si sa, che alcune delle navi umanitarie che navigano nel Mediterraneo centrale si sono trovate in difficoltà per i soccorsi, tanto da dover lanciare l'Sos per salvare loro stesse. A queste, forse, verrà richiesto di migliorare le condizioni dell'imbarcazione, così come saranno molti i controlli effettuati a bordi.

«DOCUMENTO ILLEGALE»
Ieri la spagnola Proactiva Open Arms ha già annunciato che le posizioni sono troppo distanti, quindi niente da fare. Sea eye e Sea watch, inizialmente molto scettiche, hanno spiegato di continuare ad avere parecchi dubbi e che avrebbero riflettuto durante il weekend per decidere se firmare o meno. La seconda, in particolare, ha comunicato che metterà presto in mare un'altra nave che si aggiungerà a quella già attiva e ha spiegato che il documento è «largamente illegale» e «non salverà vite umane ma avrà l'effetto opposto». Quasi certa, invece, l'adesione delle grandi organizzazioni, come Save the children, Medici senza frontiere e anche le straniere Moas e Sos Mediterranée, ma a patto che il Viminale confermi le modifiche da loro suggerite.

Due riunioni nei giorni scorsi non erano bastate a superare l'empasse e, su alcuni punti, è rimasta aperta opposizione dei volontari. Sono soprattutto l'impegno ad accogliere a bordo la polizia giudiziaria e a evitare il trasbordo di migranti su altre navi, gli elementi più controversi. Venerdì scorso, al termine del secondo incontro, i tecnici hanno predisposto la versione definitiva del Codice, accogliendo alcune richieste e chiarimenti invocati dalle organizzazioni. In particolare, nell'impegno a non trasferire i migranti soccorsi su altre navi, è stata inserita la frase: «eccetto in caso di richiesta del competente Centro di coordinamento per il soccorso marittimo e sotto il suo coordinamento, basato anche sull'informazione fornita dal capitano della nave». L'altro punto contrastato, quello della polizia a bordo, è stato riformulato sottolineando che la presenza degli uomini in divisa avverrà «possibilmente e per il periodo strettamente necessario». Non è stata accolta la richiesta che i poliziotti a bordo salgano disarmati, e del resto sarebbe impossibile.

MISSIONE CONFERMATA
Il ministro Marco Minniti è comunque intenzionato a far entrare subito in vigore il Codice («è essenziale per la sicurezza del Paese», ha sottolineato) e chi non firmerà dovrà accettare le conseguenze. «Più del 40% dei migranti salvati - ha ricordato - arrivano in Italia su navi delle ong». L'obiettivo è far intervenire nelle acque territoriali la Guardia costiera libica - supportata dagli assetti della missione navale che l'Italia si appresta a varare - per riportare le persone sulle coste del Paese nordafricano. E il premier libico Fayez al Serraj ha voluto confermare nuovamente di aver chiesto all'Italia sostegno logistico e programmi di formazione della guardia costiera e di frontiera, oltre ad attrezzature e armi moderne per le forze armate per salvare la vita ai migranti e per affrontare i trafficanti di esseri umani (ieri, in poche ore, ne sono stati recuperati 285 con tre interventi di soccorso).
 
Ultimo aggiornamento: 17:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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