Una donna ha contratto il Covid-19 ed è morta 2 mesi dopo un trapianto doppio di polmone. I ricercatori hanno suggerito - in uno studio - che la donna, che non è stata nominata, è il primo caso comprovato di trasmissione da un trapianto di organi negli Stati Uniti, sollevando domande su screening appropriati del coronavirus per potenziali donatori.
Michigan woman dies from COVID-19 after lung transplant: study https://t.co/h1CdbMeShS pic.twitter.com/3bIaCrsMPX
— New York Post (@nypost) February 21, 2021
Il caso, essendo l'unica trasmissione confermata tra quasi 40.000 trapianti nel 2020, «sembra essere un evento isolato», secondo la ricerca della “Kaiser Health News”. I polmoni donati provenivano da una donna dell'Upper Midwest morta dopo aver subìto una grave lesione cerebrale in un incidente d'auto.
Woman dies of COVID after receiving double-lung transplant from infected donor in the first case of organ transmission in US https://t.co/v8IB7EGBHH
— Daily Mail US (@DailyMail) February 21, 2021
I polmoni del donatore sono stati quindi trapiantati in una donna con malattia polmonare cronica, nota come BPCO, presso l'ospedale universitario di Ann Arbor. Il dottor Daniel Richard Kaul, direttore del Transplant Infectious Disease Service presso l'Università del Michigan Medical School, ha detto che i campioni di naso e gola raccolti da donatori e riceventi di organi inizialmente sono risultati negativi al Covid. «Non avremmo assolutamente usato i polmoni se avessimo avuto un test Covid positivo», ha detto Kaul a Kaiser Helath News.
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Poi, ha aggiunto: «Tutti controlli che normalmente facciamo e siamo in grado di fare, li abbiamo fatti». Secondo lo studio però, il terzo giorno dopo il trapianto, la donna «ha sviluppato un peggioramento» ed è venuta fuori un'infezione polmonare.
Quando la paziente ha iniziato a presentare shock settico, i medici hanno deciso di inviare campioni dai suoi polmoni per il test del coronavirus, che è risultato positivo. I medici sono tornati a vedere i campioni dal naso e dalla gola del donatore del trapianto, che erano risultati negativi. «L'anamnesi ottenuta dalla famiglia non ha rivelato precedenti di febbre, tosse, mal di testa o diarrea recenti», si legge nello studio. «Non è noto se il donatore abbia avuto esposizioni recenti a persone note o sospettate di essere infette da SARS-CoV-2». I medici hanno quindi testato un campione di fluido prelevato dal profondo dei polmoni donati prima di essere impiantati, che in seguito è risultato positivo al virus.
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I ricercatori hanno affermato che lo screening genetico ha rivelato che «sia il ricevente del trapianto sia il chirurgo hanno preso il SARS-CoV-2 dai polmoni del donatore». I medici hanno detto che la donna è morta 61 giorni dopo il trapianto. Lo studio ha concluso che l'infezione di origine donatrice da Covid-19 «ha implicazioni significative per la salute del ricevente», ma anche per gli operatori sanitari che potrebbero essere esposti prima della diagnosi del ricevente. La rete di approvvigionamento e trapianto di organi, che sovrintende ai trapianti, non richiede che i donatori di organi siano stati testati per il Covid, secondo la Kaiser Health News. «I centri di trapianto e le organizzazioni per l'approvvigionamento di organi dovrebbero considerare la possibilità di eseguire test SARS-CoV-2 su campioni del tratto respiratorio da potenziali donatori di polmoni», ha concluso la ricerca.