Brexit, ok dei 27 Paesi della Ue al divorzio con Londra. Juncker: «Un giorno triste». May alla sfida del Parlamento

Domenica 25 Novembre 2018
Brexit, ok dei 27 Paesi della Ue al divorzio con Londra. Juncker: «Un giorno triste». May alla sfida del Parlamento
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La Brexit è ufficialmente realtà.

L'Unione europea e il Regno Unito hanno raggiunto l'accordo ufficiale per l'uscita del primo Paese membro dalla nascita della Ue, una decisione presa dopo 45 anni di adesione. L'accordo arriva al termine di 18 mesi di negoziati tra il governo di Theresa May e la squadra europea guidata da Michel Barnier, avviati dopo la decisione della Gran Bretagna del 23 giugno 2016 di lasciare l'Unione europea. Il vertice europeo straordinario dei capi di Stato e di governo a Bruxelles ha approvato l'accordo di recesso, che stabilisce i termini del divorzio tra Regno Unito e Ue fissato per il 29 marzo del 2019, e la dichiarazione politica che stabilisce i criteri del futuro rapporto tra Ue e Gran Bretagna. 
 

Una decisione storica accolta con rammarico dai vertici dell'Unione europea e dai 27 capi di Stato e di governo. «Non è un momento di gioia, ma è un giorno triste, una tragedia, perché un grande Paese lascia l'Unione europea», ha detto il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, anche se, ha sottolineato, l'accordo raggiunto con la Gran Bretagna «è il migliore possibile». Non solo, ha avvisato, è anche l'unico. «Chi pensa che respingendo questo accordo potrà averne uno migliore, sarà immediatamente deluso». Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, da parte sua ha sottolineato che «è certo che con il Regno Unito rimarremo amici per sempre». Per la cancelliera tedesca, Angela Merkel, «oggi è un giorno storico, che genera sentimenti contrastanti. È tragico che un Paese ci lasci dopo 45 anni, ma dobbiamo naturalmente rispettare il voto dei cittadini britannici». E per il presidente francese Emmanuel Macron, l'Unione europea ha dimostrato «dignità e unità in un momento grave», anche se ha voluto sottolineare che «l'Unione è perfettibile e sempre migliorabile. Chiaramente la nostra Europa deve essere rifondata e continueremo a lavorarci».

Al termine del vertice a Bruxelles il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha spiegato che «non possiamo essere contenti. C'è una qualche nota di tristezza, ma siamo anche confidenti che quando si concluderà questo percorso avremo un partenariato strategico e privilegiato con il Regno Unito. Sarà l'accordo fra Unione europea e un Paese terzo più avanzato e potrà essere un modello anche per il futuro». Conte ha detto inoltre di poter «rassicurare i 600mila italiani» che vivono in Gran Bretagna «perché abbiamo lavorato sempre per loro, per tutelare soprattutto le persone e i gruppi più vulnerabili. Abbiamo raggiunto da questo punto di vista un compromesso che ci rassicura». L'unica a non dirsi rattristata è stata la premier britannica, Theresa May. «Non condivido la tristezza» degli altri capi di Stato e di governo. «Molti colleghi europei sono tristi e anche molti miei connazionali nel Regno Unito, ma credo che sia il momento di fare un passo avanti. Sono ottimista sul futuro del nostro Paese, rimarremo amici con l'Europa».

A dispetto dell'ottimismo ostentato May dovrà affrontare il voto del Parlamento britannico sull'accordo. Tutto può ancora essere messo in discussione, se il Parlamento britannico a dicembre boccerà l'accordo con l'Unione europea. Tanto che May ha ribadito che l'intesa siglata è «la migliore possibile e l'unica sul tavolo» e se il Parlamento voterà contro «aprirà le porte a un futuro di incertezza e divisione per il Paese». Le 585 pagine del 'Withdrawal Agreement', l'accordo per il ritiro dalla Ue finalizzato lunedì scorso, hanno scatenato le critiche dell'ala euroscettica del Partito conservatore e degli alleati nordirlandesi del Dup, il Democratic Unionist Party. In particolare, risulta indigeribile il cosiddetto 'backstop', introdotto per impedire il ritorno di un confine fisico fra Irlanda del Nord e Repubblica Irlandese.

Il backstop prevede un 'Joint Customs Territory, un Territorio doganale congiunto, dal quale Londra non potrà uscire unilateralmente, come misura di salvaguardia, nel caso in cui, durante il periodo di transizione post-Brexit, Regno Unito e Ue non riescano a concludere un accordo commerciale e a trovare una soluzione permanente alla questione irlandes. Gli euroscettici Tories, i cosiddetti 'brexiteers', temono che questo possa legare il Regno Unito per un tempo indefinito all'unione doganale Ue, impedendo così di siglare nuovi accordi commerciali con i Paesi extra Ue. Il backstop imporrebbe anche oneri maggiori all'Irlanda del Nord rispetto al resto del Regno Unito, in termini di controlli doganali e standard regolatori Ue. Per il Dup e i suoi dieci parlamentari a Westminster che tengono in piedi il governo di minoranza della May, la soluzione è difficilmente accettabile. Al contrario dell'accordo sul divorzio, la Dichiarazione politica, non vincolante, è composta da 26 pagine. Messa a punto definitivamente giovedì, stabilisce le linee guida sulle quali si baserà il futuro rapporto tra Regno Unito e Ue dopo la Brexit. Sempre giovedì, si è stabilito che il periodo di transizione post Brexit possa essere esteso anche dopo il 2020, «fino a uno o due anni». Questo significa che Londra potrebbe rimanere legata alla Ue e alle sue regole, fino alla fine del 2022.

Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 16:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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