Brexit al via ma la Scozia minaccia la secessione

Martedì 14 Marzo 2017 di Cristina Marconi
Brexit al via ma la Scozia minaccia la secessione
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LONDRA La Scozia voterà sull'indipendenza dal Regno Unito per la seconda volta nel giro di pochi anni, tra l'autunno del 2018 e la primavera del 2019, per decidere cosa fare una volta che Londra si sarà staccata dall'Unione europea. È quanto ha annunciato l'agguerrita leader scozzese Nicola Sturgeon dello Scottish National Party nel corso di una conferenza stampa nel giorno stesso in cui la premier Theresa May ha portato a casa il voto dei deputati e poi dei Lord sul progetto di legge che autorizza il governo ad avviare ufficialmente i negoziati di due anni con Bruxelles in base all'articolo 50 del Trattato di Lisbona. Respingendo i due emendamenti approvati nelle ultime settimane dalla Camera dei Lords, i deputati, con una maggioranza di 335 contro 287, hanno bocciato la richiesta di proteggere lo statuto dei 3 milioni e passa di cittadini europei nel paese entro tre mesi dall'inizio delle trattative, mentre in 331 contro 286 si sono espressi contro la proposta di dare al Parlamento un voto significativo sull'accordo che verrà raggiunto. La Camera Alta si è quindi adeguata.

I TEMPI E I CONTI
Una notizia positiva per la premier Theresa May, che ora è libera di invocare l'articolo 50 entro la fine del mese, come promesso alle autorità europee. L'ipotesi, circolata nel fine settimana, che possa agire già oggi appare sfumata, soprattutto per non rafforzare la retorica euroscettica alla vigilia delle elezioni in Olanda e dare un involontario assist a Geert Wilders, contrariando ulteriormente le autorità di Bruxelles, dove già hanno suscitato comprensibile irritazione le varie prese di posizione britanniche sul fatto che Londra non sarebbe tenuta a pagare nulla per chiudere i conti con l'Unione europea, sebbene stime prudenziali parlino di un conto da 60 miliardi di sterline.

Ora la May deve vedersela con una scelta difficile su come gestire la presa di posizione della first minister di Edimburgo. Alla luce del fatto che Downing Street «non si è mossa di un millimetro» per prendere atto degli interessi della Scozia, dove il remain ha vinto con il 62% al referendum del 23 giugno 2016, la Sturgeon ha detto che agli scozzesi deve essere data la scelta tra una «brexit dura» come quella che la May intenderebbe perseguire e l'indipendenza, che le permetterebbe di restare membro del mercato unico.
Per questo la settimana prossima sottoporrà la questione al parlamento scozzese, Holyrood, per ottenere il mandato per indire un secondo voto dopo quello del settembre del 2014, in cui gli scozzesi decisero di rimanere soprattutto alla luce di un programma economico confuso, in cui non si sapeva neppure che valuta avrebbe adottato il paese una volta diventato indipendente.

«È fuori di dubbio che il governo scozzese ha il mandato di offrire questa scelta», ha spiegato la Sturgeon, secondo cui è «importante che la Scozia sia in grado di esercitare il suo diritto di scegliere sul suo futuro quando le opzioni saranno più chiare di quanto lo sono ora, ma prima che sia troppo tardi per scegliere la nostra strada».

LA DECISIONE
Ma senza il via libera di Westminster, Edimburgo non può votare e ora sta alla May decidere cosa fare della rinnovata spinta indipendentista, che giunge in un momento in cui anche in Irlanda del Nord l'unione con Londra appare più traballante che mai. «Invece di giocare alla politica con il futuro del nostro paese, il governo scozzese si dovrebbe concentrare sull'amministrazione di un buon governo e di buoni servizi pubblici per la gente. La politica non è un gioco», ha dichiarato la May, che difficilmente potrà evitare di concedere il referendum ma che potrebbe insistere per ritardarlo il più possibile in modo da non dover gestire due dossier politici enormi contemporaneamente.
 

Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 07:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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