Austria, il professor “Sascha”, il figlio di nobili profughi che non alza mai la voce

Domenica 4 Dicembre 2016
Alexander Van der Bellen e sua moglie Doris Schmidauer
Barba grigia, occhiali, dialettica raffinata e modi pacati, forse fin troppo: Alexander Van der Bellen, che stasera festeggia la vittoria dell' Austria «europeista», risponde a molti degli stereotipi del professore universitario. La carriera politica di Sascha, come lo chiamano gli amici, è indissolubilmente legata ai Verdi, anche se in campagna elettorale si è presentato come indipendente.

Van der Bellen è nato nel 1944 da una famiglia nobile, scappata dalla Russia dopo la Rivoluzione d'ottobre prima verso l'Estonia, poi in Tirolo, che all'epoca era parte del Reich tedesco. È cresciuto nel Kaunertal, un'idillica valle delle montagne tirolesi alla quale resterà sempre legato, sfoggiando di tanto in tanto con orgoglio lo stretto dialetto dei suoi compaesani. Il figlio di profughi ha iniziato la sua carriera universitaria proprio ad Innsbruck, alla facoltà di Economia, diventando professore ordinario.

Negli anni '80 si è trasferito a Vienna, dove è entrato in contatto con la politica, prima nelle file della Sp e poi dei Verdi. Il movimento verde è ben radicato in Austria dai tempi delle lotte contro l'energia nucleare. Nel 1997 il professore ha preso in mano le redini del partito, restandone per quasi undici anni il leader. Sotto la sua guida, il partito si è liberato, almeno in parte, dalla fama di essere la vera sinistra austriaca, più rosso che verde. Van der Bellen, che raramente alza la voce, ha conquistato consensi anche in ambito borghese, soprattutto tra i giovani nei grandi centri urbani.

Nel 2012, dopo 18 anni di presenza ininterrotta nel parlamento austriaco, ha lasciato il Nationalrat per passare al consiglio comunale di Vienna, dove è rimasto fino al 2015. Poche settimane prima di candidarsi, Van der Bellen ha sposato in seconde nozze la sua compagna di lunga data, la parlamentare (anche lei verde) Doris Schmidauer. La sua partecipazione alle elezioni presidenziali è stata considerata all'inizio una candidatura di bandiera, anche se da simpatizzanti dei due partiti di governo (popolari e socialdemocratici) è stato definito il «candidato giusto nel partito sbagliato».

Dopo la debacle di Spd e Tvp al primo turno, è diventato per molti il «candidato presentabile» e soprattutto l'unico a poter scacciare l'incubo di un presidente ultranazionalista ed euroscettico.
Ci è riuscito stasera, facendo tirare a molti in Europa un sospiro di sollievo.
Ultimo aggiornamento: 21:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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