Russiagate, Trump ammette: «Chiesi al capo dell'Fbi se indagava su di me»

Venerdì 12 Maggio 2017 di Anna Guaita
Russiagate, Trump ammette: «Chiesi al capo dell'Fbi se indagava su di me»
NEW YORK «Non sono oggetto di un'indagine». Donald Trump ribadisce di aver personalmente chiesto all'ex direttore dell'Fbi, James Comey, se il Bureau stesse indagando su di lui nell'ambito del Russiagate e sostiene che Comey gli aveva risposto di no. Lo scambio sarebbe avvenuto «durante una piacevolissima cena», e poi si sarebbe ripetuto «nel corso di una telefonata», secondo quanto il presidente ha spiegato nel corso di un'intervista alla Nbc. Ma proprio questa ammissione fa clamore dal momento che un presidente non dovrebbe mai cercare di ottenere informazioni su eventuali indagini condotte sulla sua stessa persona.

Non è ancora chiaro se lo scambio Trump-Comey sia illegale, ma quel che è certo è che è estremamente inappropriato. E di scelte inappropriate Trump ne ha fatte varie in questi giorni, e gli stanno costando molto in termini di popolarità: dopo essere salito oltre il 40 per cento di approvazione, nei giorni seguenti il lancio dei missili contro le basi siriane, ora il presidente è sceso di nuovo al 36 per cento, e perde sostegno anche fra coloro che lo hanno votato.

LA CONTESTAZIONE
Gli stessi agenti dell'Fbi lo contestano, proprio per il brusco licenziamento del loro direttore, James Comey. Ieri mattina Andrew McCabe, l'attuale direttore pro-tempore del bureau, è stato ascoltato dalla Commissione Intelligence del Senato, dove era previsto un intervento di Comey stesso, e le sue parole sono andate in direzione opposta a quelle espresse dal presidente negli ultimi giorni. Ad esempio, McCabe è stato netto nel contestare Trump, che nello spiegare il licenziamento di Comey ha detto che gli agenti del Bureau «non si fidavano più di lui»: McCabe ha invece sostenuto che non solo Comey era «altamente stimato», ma che per lui stesso era stato «un onore, un privilegio» lavorargli accanto. Non solo: Trump ha sostenuto che l'inchiesta sul Russiagate «è una delle inchieste di minore importanza per il Bureau». McCabe lo ha contestato anche qui: «È un'inchiesta di altissimo profilo e significato» ha spiegato, assicurando che intende portarla a fondo.

A contestare le parole di Trump ci si è messo anche il viceministro della giustizia Rod Rosenstein. A lui Trump aveva attribuito tutta la colpa del licenziamento di James Comey. Ma Rosenstein ha invece spiegato che Trump gli aveva espressamente chiesto di stilare un documento che giustificasse il licenziamento del capo del Bureau e lui aveva obbedito elencando gli errori commessi da Comey nell'inchiesta su Hillary Clinton. Rosenstein, sconvolto nel vedersi trasformato in un capro espiatorio , ha anche minacciato di dimettersi. Ma la Casa Bianca ha fatto marcia indietro e ha riconosciuto che il presidente aveva deciso «già da varie settimane» di licenziare Comey. E anzi avrebbe già in mente un possibile sostituto, l'ex deputato ed ex agente Fbi Mike Rogers, nome che potrebbe comunicare già oggi nel corso di una visita riappacificatrice alla sede dell'Fbi.
Ultimo aggiornamento: 17:12

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