Veritas batte il colosso Hera ​e compra Depuracque per 16 milioni

Mercoledì 5 Settembre 2018 di Elisio Trevisan
impianto di depurazione (repertorio)
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MESTRE - Veritas, prima multiutility del Veneto per dimensioni e fatturato, si è comprata Depuracque, la società che tra l'altro gestisce il grande impianto di depurazione di Salzano in provincia di Venezia. Per l'80% delle quote, dato che possedeva già il 20%, la partecipata comunale ha pagato 15 milioni e 900 mila euro. Secondo gli analisti l'ha pagata almeno un terzo in più del valore, ma nella guerra dei rifiuti non si fanno sconti. Guerra che vede in trincea non solo le piccole e medie imprese a volte infiltrate anche dalla criminalità, ma pure i colossi del settore. In questo caso l'operazione portata a termine a metà di luglio è stata decisa dai vertici di Veritas come risposta all'attacco di Hera, il gigante bolognese tra i più importanti in Italia e in buona posizione pure in Europa.

La multiutility dell'Emilia Romagna, che si sta espandendo in varie altre regioni e da anni si diceva fosse interessata pure al mercato di Veritas tanto che avrebbe voluto acquistarla e si sarebbe fermata solo perché l'organizzazione del lavoro e gli organici veneziani erano distanti dai suoi standard, a metà dello scorso giugno aveva lanciato un'offerta da 15 milioni e 900 mila euro per l'80% di Depuracque. A quel punto Veritas, in quanto titolare del restante 20%, ha fatto valere il diritto di prelazione e ha battuto Hera, impedendole di infilare una pericolosa spina nel cuore del bacino di utenza della multiutility veneziana che mantiene così il primato nel Veneto con un capitale interamente pubblico di proprietà di 51 Comuni (44 del Veneziano e 7 del Trevigiano) per i quali gestisce l'intero ciclo dei rifiuti.
La decisione di Veritas è stata presa in pochi giorni per contrastare l'offerta di Hera ma in realtà già da tempo il Gruppo ci stava pensando: nel Piano di razionalizzazione delle partecipate 2013-2016, nel quale parla di possibile cessione per tutte le altre società in cui possiede quote, aveva infatti previsto l'aumento della propria presenza in Depuracque, riferendosi in particolare a una società del gruppo, il laboratorio di analisi Lecher di cui possedeva il 50% definendolo una partecipazione strategica, e alla casa madre, ossia Depuracque Servizi.

La strategia di Veritas non è mutata nemmeno dopo che all'inizio del 2016 la Procura distrettuale antimafia dell'Aquila ha aperto un'indagine per i reati ipotizzati di traffico illegale di rifiuti chimici, nella zona di Chieti, provenienti da tutta Italia e soprattutto dal Nord: in quell'ambito era stato emesso anche un avviso di garanzia per il presidente del Gruppo Depuracque, il Miranese Nicola Levorato. Veritas allora sostenne che «si tratta di due società completamente distinte, quella di cui siamo soci e quella coinvolta nell'indagine in Abruzzo», e oggi il presidente di Depuracque Servizi Srl non è più Levorato ma Alberto Tommasi. Le società, però, sono connesse tra loro dato che Depuracque Srl ha sede a Chieti, ma sede secondaria a Salzano, il presidente del Cda è Nicola Levorato, e consigliere è Laura Tonolo che era titolare di metà delle quote del gruppo Depuracque acquistato lo scorso luglio da Veritas. Levorato e Tonolo sono anche consiglieri di Depuracque Sviluppo Srl di cui è responsabile tecnico Alberto Tommasi, mentre Levorato è pure amministratore unico di Lecher.

Ad ogni modo, visto che l'impianto di depurazione di Depuracque a Salzano tratta i fanghi che poi invia all'impianto di depurazione Veritas di Fusina in riva alla laguna di Venezia, e che Veritas e Depuracque sono socie in Lecher, cioè nel laboratorio che fa le analisi dei fanghi, se ne ricava che il controllore coincide con il controllato. Con l'acquisto del 100% delle quote di Depuracque, ora Veritas gestisce e controlla in proprio tutte le fasi del processo.


    
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