Ue, già decisa la procedura d'infrazione verso l'Italia: partirà a fine anno

Giovedì 1 Novembre 2018 di Alberto Gentili
Ue, già decisa la procedura d'infrazione verso l'Italia: partirà a fine anno
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Tutti continuano a recitare lo stesso copione. Luigi Di Maio e Giuseppe Conte ripetono: «La manovra è ok, si va avanti». E Giancarlo Giorgetti, come al solito, suggerisce prudenza: «Si procede, terremo però i conti sotto controllo».

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Ma nel giorno in cui il testo della legge di bilancio è finalmente firmato dal capo dello Stato e arrivato in Parlamento, il governo prende atto che non ci sono margini con Bruxelles. Che la Commissione europea, nonostante insista nel seguire la liturgia delle letterine di richiamo e ammonimento, ormai abbia già emesso la sua sentenza: in dicembre scatterà contro l'Italia la procedura d'infrazione per debito eccessivo. La più pesante. La più rischiosa. Una sanzione senza precedenti nella storia dell'Unione.

Per Conte e per il ministro dell'Economia Giovanni Tria che più di altri hanno tentato la mediazione con Bruxelles su invito del Quirinale, è una doccia gelata. Significa scoprire, dopo che l'Istat ha fotografato un Paese sull'orlo di una nuova stagnazione, che tutti gli accorgimenti ideati fin qui per provare a calmare le cancellerie e i commissari europei sono inutili o quasi. Non serve spedire, per un probabile rinvio, il reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni in due disegni di legge collegati. E risulta vano perfino introdurre le clausole di correzione dei conti in caso di mancata crescita. «Ormai la Commissione ha deciso, farà scattare la procedura d'infrazione», ha detto Tria, con viso tirato e stanco, l'altra sera a Conte.

LA BRUTTA CONFERMA
Per il governo giallo-verde, è la prova provata che a Bruxelles non c'è un giudice imparziale. Che le élite e l'establishment europei sono apertamente in guerra con il primo esecutivo populista e non mostreranno alcuna indulgenza. «Perché vogliono dimostrare che chi si affida a sovranisti e populisti non ottiene nulla», dice una fonte di rango del governo che segue il dossier. E perché anche negli altri Paesi a fine maggio si vota per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo e «non c'è leader, soprattutto al Nord, che non voglia compiacere i propri elettori dimostrando di aver colpito duro gli italiani». Chiaro il riferimento a Emmanuel Macron, Angela Merkel, Mark Rutte (Olanda), Sebastian Kurz (Austria), etc.

A fare la brutta scoperta della sentenza già emessa è stato Tria martedì. In due passaggi. Il primo quando è andato a bussare a Berlino allo studio del ministro dell'Economia tedesco, Olaf Scholz. Dove, invece di una sponda o di un'offerta di aiuto, ha ricevuto una porta in faccia: dopo la sconfitta in Baviera e in Assia, la Cdu non può più avere sussulti buonisti. Tantomeno sui conti italiani. Il secondo passaggio: la lettera con la quale, sempre martedì, la Commissione ha fatto capire che procederà sul debito e non sul deficit.

Questa mossa ha insospettito Tria. Innanzitutto perché da Bruxelles è arrivata la richiesta di tenere la missiva segreta. Cosa che il ministro non ha fatto per denunciare erga omnes l'ostilità della Commissione, che aveva già accusato di avere fatto osservazioni su misure non contenute nella manovra («forse le hanno lette sui giornali...»). E poi - ed è la sostanza - perché quella lettera è un avvio di fatto della procedura. Il primo step. Senza il quale, il 21 novembre la Commissione non potrà mettere nero su bianco la richiesta di sanzionare l'Italia.

L'ACCELERAZIONE
Il timing non è un aspetto secondario. L'altra sera Conte e il ministro economico hanno messo definitivamente a fuoco che Bruxelles, su indicazione di Parigi e Berlino, vuole fare presto. Bruciare i tempi. Il premier e Tria sono certi che già nel Consiglio europeo di metà dicembre, la Commissione porterà la proposta (che verrà formulata il 21 novembre) di avviare la procedura d'infrazione per l'anno 2017. E non per il 2018. Questo per evitare di arrivare, come vorrebbe invece la consuetudine, alla primavera inoltrata. Il sospetto di premier e ministro, condiviso da Salvini e Di Maio: Macron e Merkel vogliono accelerare in modo da stemperare l'impatto della sanzione sull'opinione pubblica italiana e non dare a Lega e 5Stelle una potente arma di propaganda contro l'Europa a ridosso delle elezioni di maggio.

Anche per questo, perché ormai non ha più senso tentare mediazioni, ieri Tria ha caricato a testa bassa: «Fare deficit in una fase depressione non è solo sostenibile, è anche responsabile». Ormai, vista la sentenza anticipata di Bruxelles, le armi dei trattativisti sono scariche.
Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 08:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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