Recchi: «Gli stranieri sono visti come attacco, ma i capitali servono a Tim»
Calenda: «Le regole vanno rispettate»

Sabato 30 Settembre 2017 di Roberta Amoruso
Giuseppe Recchi
1
«Siamo un'impresa oggetto di investimenti stranieri.
Il nostro azionista di riferimento è straniero, questo viene spesso visto come attacco al Paese quando invece abbiamo bisogno di capitali per la nostra strategia». A due giorni all'avvio del percorso che va dritto verso l'esercizio della golden power da parte del governo, scende in campo il vicepresidente di Tim, Giuseppe Recchi. E lo fa nello stesso giorno in cui il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, spiega tutti i motivi per cui la golden power va esercitata e
«le regole rispettate» da tutti, francesi compresi.
«C'è la crescita economica
», ha aggiunto Recchi intervenendo al convegno Crescita vs crisì, «la vediamo crescere nei nostri ricavi, ma non solo non ci dobbiamo sedere, ma accelerare».

E' la prima volta che Recchi si fa avanti per difendere, di fatto, la posizione di Vivendi In realtà, è più di una difesa.
Perchè far riferimento
«ai capitali di cui l'azienda ha bisogno» è un po' come ammettere che quei capitali da investire non si trovano facilmente altrove. Insomma, è un po' come dire: se i francesi girano i tacchi e se ne vanno dove prendiamo gli investimenti che ci servono? In realtà il nodo degli investimenti e del sostegno dall'estero è molto caro anche al ministro Calenda che da tempo ha fatto del'attrazione degli investimenti esteri un po' la sua missione, accanto all'internazionalizzazione, l'innovazione e le riforme. Ma in questo caso, c'è una questione di «rispetto delle regole» per Calenda. E lo ha ribadito ancora dopo aver ascoltato Recchi.
«Sono per dare il benvenuto agli investitori internazionali. Dobbiamo piantarla di dire che l'Italia non attrae investimenti esteri e poi dire che chi arriva va cacciato fuori della porta. È una schizofrenia tutta italica Ma chi viene deve sapere che ci sono regole da rispettare e se non lo fa, il governo reagisce», ha detto il ministro dello Sviluppo economico sottolineando che il golden power «è trasparente, non si applica a uno sì uno no, vale per tutti».
E dunque saranno i vari tribunali attivati da Vivendi nella partita per difendere la campagna su Tim (e anche su Mediaset) a dire chi ha ragione, tra i francesi che dove hanno puntato risorse intendono avere le mani libere e "gestire", oppure il fronte italiano (tra governo, Consob, Agcom, Antitrust, Procure, azionisti di minoranza di Tim e azionisti di controllo di di Mediaset) che vuole vederci chiaro.
Ultimo aggiornamento: 18:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci