Stipendi degli insegnanti, via al welfare territoriale: il piano del ministero dell’istruzione per attrarre i fuori sede

Sgravi fiscali sugli affitti e alloggi riservati a chi va nelle città del Nord

Mercoledì 28 Febbraio 2024 di Lorena Loiacono
Stipendi degli insegnanti via al welfare territoriale, il piano del ministero dell’istruzione per attrarre più docenti fuori sede

Gli stipendi non sono uguali per tutti.

Anche se la somma è la stessa, il valore cambia e di parecchio in base alla città in cui si vive. Ed è per questo che nasce il welfare territoriale: per evitare che il costo della vita, legato soprattutto alle grandi città del Nord come Milano e Torino, renda povero uno stipendio che in altre province del Sud ha un maggior potere di acquisto. È il caso, ad esempio, delle retribuzioni dei docenti della scuola, spesso costretti a spostarsi per ottenere una cattedra lì dove ce ne è più bisogno, quindi dalle regioni del Sud verso quelle del Nord, ma che in questo modo si vedono portar via buona parte dello stipendio innanzitutto dal caro-affitti ma anche dai trasporti e dal caro-vita in generale. Con l’inevitabile conseguenza che, sulla cattedra al nord, ci si resta il meno possibile: le scuole vanno infatti i difficoltà a trovare docenti e supplenti disponibili. Per trovare una soluzione a questo problema è al lavoro il ministro all’istruzione e al merito Giuseppe Valditara: «Il problema non è quello di pensare a stipendi differenziati - ha spiegato ieri ai microfoni di Rtl 102.5 - ma capire come creare le condizioni perché chi lavora dove il costo della vita è più elevato, non ci vada a perdere. Ci sono strumenti, all’interno della contrattazione, per immaginare un welfare territoriale che affronti un problema che penalizza chi lavora e vive in realtà dove il costo della vita è alto». 

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LE METROPOLI

Su questo tema è stato avviato un lavoro in sinergia con le Regioni per individuare soprattutto delle possibili soluzioni abitative. Nelle città del Nord, come Milano e Torino ad esempio dove il costo della vita è più alto rispetto ad altre province, si potrebbero individuare soluzioni residenziali per far sì che l’insegnante che vive e lavora lontano da casa riesca a recuperare parte della spesa. Con la Lombardia, ad esempio, si sta lavorando ad una convenzione per alloggi residenziali pubblici già pronti, a prezzi calmierati. Oppure si pensa di intervenire con incentivi di vario tipo, a cominciare dagli sgravi relativi ai costi dell’affitto. Praticamente come è stato già avviato per i docenti che prendono la cattedra nelle scuole di montagna: si tratta di aree disagiate dove gli insegnanti non vogliono andare perché sono difficili da raggiungere: «La soluzione che abbiamo trovato per le aree di montagna è un punteggio aggiuntivo - ha spiegato Valditara - e, soprattutto, la possibilità di scaricare una parte dell’affitto che si paga. 

LE AREE DI MONTAGNA

Questo è un incentivo forte ma le soluzioni possono essere tante, credo che si debbano affrontare insieme ai sindacati perché è arrivato il momento di risolvere un problema che incide pesantemente sulla disponibilità del personale docente a lavorare in determinate aree». Al personale scolastico che presta servizio nelle scuole di montagna viene quindi concesso un credito d’imposta per la locazione di immobili, così da ristorare una parte delle spese d’affitto sostenute, l’assegnazione di un punteggio aggiuntivo per le graduatorie provinciali di supplenza e per le procedure di mobilità, quest’ultimo punto viene demandato alla contrattazione collettiva nazionale. La questione riguarda l’intero sistema scolastico, non solo i docenti fuori sede, perché nelle scuole di Milano ad esempio, ma lo stesso discorso vale per altre città metropolitane, dove il caro-vita si fa sentire di più è più difficile trovare un docente disposto a restare a lungo: le cattedre restano scoperte e ogni anno si cercano nomi di supplenti facendo scorrere le graduatorie per settimane se non addirittura per mesi dopo l’inizio della scuola. Un problema che interessa tutti, dunque, dai docenti agli studenti e le famiglie. «Siamo assolutamente favorevoli a qualunque tipo di ristoro per i docenti fuori sede - spiega Marcello Pacifico, presidente di Anief - è un problema che riguarda migliaia di insegnanti che si ritrovano in difficoltà. Per fare fronte al carovita bisogna intervenire con le agevolazioni per l’affitto ma anche prevedendo ristori economici. Teniamo conto che la scuola è il settore lavorativo con più fuori sede in assoluto». Da tener conto anche che lo stipendio dei docenti italiani, da anni ormai, è il più basso rispetto a quello dei colleghi europei. C’è stato un aumento, previsto dagli ultimi contratti firmati all’inizio dell’anno, che ha dato un primo effetto ma ne arriveranno altri: «Contiamo nel 2024 - ha annunciato Valditara - di aumentare ulteriormente il salario del personale della scuola». 

Ultimo aggiornamento: 08:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA